OPERAZIONE OLYMPIA. COME ARAFAT VENNE GRAZIATO DA BEGIN.

di Luciano Assin

corrispondente da Israele

Il capodanno del 1982 avrebbe dovuto cominciare con un autentico botto, almeno a Beirut, con ripercussioni inimmaginabili non solo su tutto il Medio Oriente, ma probabilmente su gran parte dello scacchiere internazionale. Soltanto in questi giorni la censura militare israeliana ha rilasciato il nulla osta alla pubblicazione dei particolari di uno dei tanti progetti militari accantonati all’ultimo momento: l’operazione Olympia.

Aprile 1979, nella cittadina settentrionale di Naharia, a pochi chilometri dalla frontiera libanese un commando palestinese trucida tre dei quattro componenti la famiglia Haran, il padre e le due figlie di 4 e 2 anni. Lo sdegno nell’opinione pubblica israeliana è enorme e Rafael Eitan (Raful), l’allora capo di Stato Maggiore, dà delle disposizioni affinchè “tutti coloro che siano coinvolti nell’azione” paghino un prezzo. Viene così creata un’unità speciale, completamente segreta, il cui scopo è quello di creare panico e insicurezza fra le file palestinesi. A parte Raful e Meir Dagan, il comandante della nuova unità, quasi nessuno è a conoscenza del progetto. In quel momento ne sono all’oscuro tutti i ministri del governo israeliano compreso Begin, allora contemporaneamente Primo Ministro e Ministro della difesa.

E’ l’inizio di una serie di attentati, per lo più dinamitardi, dove sono coinvolti per il momento i quadri medio-bassi dell’Olp. Nonostante in Libano sia in corso una guerra civile dove sono coinvolti palestinesi, cristiani, sunniti e sciiti, Arafat sospetta fortemente dello zampino israeliano e limita fortemente le sue reazioni per timore di una possibile invasione israeliana. Cosa peraltro già avvenuta nel marzo 1978 con l’operazione Litani.

Per quanto si cerchi di tenere segreta la creazione di un’unità militare che risponde esclusivamente al capo di Stato Maggiore senza nessuna autorizzazione governativa, il servizio informazioni dell’esercito ne viene a conoscenza e riporta la gravità del fatto al vice ministro della difesa che espone immediatamente la situazione a Begin. Il Premier israeliano, fa passare la cosa in secondo piano anche se da quel momento verrà avvisato delle operazioni in corso.

Nell’agosto del 1981 Ariel Sharon viene designato Ministro della difesa e dà subito disposizioni affinchè venga pianificata un’operazione in vasta scala per l’occupazione del Libano qualora la situazione deteriorasse. Sharon appoggia da subito le operazioni gestite dall’unità di Dagan ed un’altra volta Begin viene tenuto all’oscuro dei progetti in corso. All’interno delle forze di sicurezza israeliane scoppia una guerra sotterranea che vede il Mossad contrario ai piani di Sharon. Nel frattempo Degan presenta al suo superiore un progetto molto più ambizioso di tutte le operazioni svolte in precedenza. Il prmo gennaio 1982 tutta la direzione e gli attivisti dell’Olp si raduneranno nello stadio cittadino di Beirut per festeggiare l’anniversario della prima azione terroristica contro Israele avvenuta 18 anni prima. E’ l’inizio dell’operazione Olympia.

L’operazione prevede la minatura del palco d’onore dove presiederanno Arafat e tutti i suoi più stretti collaboratori. Inoltre verranno posti all’esterno dell’edificio un camion contenente una tonnellata e mezzo di tritolo e altre due Mercedes contenenti 250 kg. di esplosivo ciascuna. Tutti gli ordigni verranno azionati con dei telecomandi. Nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 1981 degli attivisti sciiti si introducono all’interno dello stadio ed applicano le cariche esplosive sotto la tribuna d’onore. Ancora una volta il servizio informazioni dell’esercito viene a conoscenza del piano e informa immediatamente il premier israeliano.

Il timore principale è quello che all’interno dello stadio possano essere presenti donne e bambini e forse addirittura diplomatici europei. La notte precedente l’operazione si tiene una riunione segreta a casa di Begin, immobilizzato nel suo letto a causa di una malattia. Nessuno può garantire che Olympia colpirà esclusivamente attivisti palestinesi. La possibile presenza di civili alla manifestazione non è certa ma neanche da escludere. Alla fine Begin decide di annullare l’operazione graziando così Arafat e tutto il suo Stato Maggiore.

Ai festeggiamenti palestinesi non parteciparono ne civili ne diplomatici. Il Libano verrà invaso sei mesi dopo in seguito all’operazione “Pace in Galilea” avvenuta come ritorsione all’attentato contro l’ambasciatore israeliano a Londra. L’occupazione del Libano durerà fino al 2000 lasciandosi dietro una dolorosa scia di lutti e danni per tutte le parti in causa.

Gli sciiti di allora, fra i principali avversari dell’Olp e fra i maggiori collaboratori con gli israeliani, fonderanno in seguito l’organizzazione paramilitare Hezbollah, acerrimo nemico di Israele e il principale destabilizzatore del Paese dei Cedri.

In Medio Oriente niente è più ingannevole dell’apparenza e niente è più incerto dei piani geopolitici a breve, media e lunga distanza.

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