QUANDO NE AVREMO ABBASTANZA? QUAL È IL LIMITE PER DIRE BASTA?

 

DI VINCENZO G. PALIOTTI

“La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello”.

Sono parole di Paolo Borsellino che sintetizzano ciò che un popolo civile deve fare per dire basta alla illegalità, alle ingiustizie sociali, all’uso ed abuso che si fa di una carica pubblica. Per fare ciò però ci vuole una presa di coscienza da parte di tutti per ridare valore ad un principio che è stato stravolto nel corso degli ultimi 30 anni, quello di considerare l’onestà una debolezza, contestualizzando ogni regola, ogni legge che può essere, anzi deve essere, aggirata per raggiungere il consenso e quindi il potere ed il successo.

Per arrivare a tutto questo ci hanno fatto il lavaggio del cervello con falsi miti, irretendoci con gli status symbol indispensabili per potersi poi considerare “superiori” o quanto meno in linea con quanto ci è stato fatto capire. E dove siamo arrivati invece? Questo è il Paese dove un partito, condannato dalla Cassazione per aver distratto fondi pubblici a proprio favore, raccoglie una percentuale di gradimento incredibile nonostante la macchia infamante di essere un partito di ladri.

Questo è il Paese dove si lasciano morire uomini, donne e bambini in mare per “difendere” gli italiani. Il tutto con parole d’odio verso i più deboli, odio per i cosiddetti “diversi”.  Prima gli italiani, slogan anche questo vuoto perché poi, durante il Covid, si lasciano morire anziani nelle case di riposo per insufficienza di posti negli ospedali, grazie alla sistematica distruzione della sanità pubblica in favore di quella privata. Oppure minimizzando gli effetti del virus affermando che tanto “Muoiono di Covid gli anziani, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”.

Questo è il Paese dove in alcune regioni ci si lascia governare da individui che occupano quei posti per meri interessi personali, pedine di un disegno preciso per lucrare su ogni attività della regione stessa, appalti guidati, delibere del consiglio regionale per favorire questo o quell’amico, se non parente.

Questo è il Paese dove vengono eletti personaggi che con la giustizia hanno avuto ed hanno tutt’ora conti aperti per reati contro il patrimonio, per peculato, abuso d’ufficio e che continuano ad essere presenti nei consigli comunali, regionali se non a capo di questi enti.

Questo è il Paese dove un parlamentare vive le sue “esperienze” illecite protetto da un’immunità che è l’opposto del “la legge è uguale per tutti”.

Questo è un Paese dove si permette a chiunque di insultare il governo senza nessuna conseguenza, anzi si permette loro di manifestare con relativo seguito, attualmente lo si fa anche in spregio dei decreti governativi per il contenimento del contagio dal Covid 19.

Questo è il Paese che permette di inneggiare al passato fascista riunendosi in gruppi che si presentano alle elezioni senza problema alcuno, qualcuno riesce anche ad entrare nelle sedi istituzionali.

E, si potrebbe andare avanti con l’elenco che è lunghissimo e del quale basterebbe menzionare solo l’abitudine di politicizzare ogni questione, cioè legare alla propria appartenenza ogni questione, problema da risolvere anche se si è consci di appoggiare un provvedimento, una legge, una soluzione sbagliata. Si agisce cioè con un adagio che ci riporta indietro nel tempo, nefasto, di quando si diceva “credere, obbedire, combattere”.  Ed in nome di questo adagio si va alle elezioni dopati, senza cioè la coscienza libera, offuscati e condizionati dal “credere, obbedire, combattere”.

C’è da chiedersi quand’è che diremo basta a tutto questo, quando capiremo quanto sia importante dare il mandato per rappresentarci a qualcuno che si dimostra, o che si è dimostrato, indegno di ciò, questo dipenderà solo da noi e non da altri. Dipenderà dal considerare la sostanza e non più l’apparenza, dipenderà dallo scegliere chi veramente vuole servire il Paese e non servirsi del Paese per arricchirsi, per avere favori ed opportunità.

Continuando a tollerare cambiare tutto questo sarà difficile, o impossibile, anzi si rischierà, mantenendo questo stato di cose di scendere sempre più in giù nel degrado. Molti dicono che dopo Covid ci troveremo un Paese migliore. Non si capisce come sia possibile se durante questo flagello ognuno ha pensato a tirare l’acqua al proprio mulino tralasciando il merito, spaccando ancora di più il Paese politicizzando una questione che doveva tenere come obiettivo non il consenso ma il risultato di proteggere tutti da questa pandemia, al di là degli interessi personali e di “bottega”, proprio il contrario di quanto è stato fatto.

Il Paese in tante altre sciagure si è sempre compattato, oggi non è più così perché la corsa al potere ha approfittato anche di questa disgrazia per cercare di arraffare consensi, e non solo quelli visti gli scandali scoppiati in certe regioni dove si è lucrato sulla pelle della gente, infischiandosene delle conseguenze luttuose, ha tutto l’interesse che il Paese resti così com’è: spaccato, diviso.

E allora bisogna chiedersi quale sarà il limite superato il quale si potrà dire finalmente che “ne abbiamo abbastanza”.  C’è un disperato bisogno di aria pulita, di pace, di solidarietà escludendo in primis tutti quelli che invece l’aria la ammorbano di continuo per affermare falsi valori, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Quando arriveremo a capire che nessuno vincerà in questa “guerra”, che da soli non si va da nessuna parte, che bisogna prendere le distanze da chi va contro il Paese, le Istituzioni per meri motivi personali. Quando sentiremo il bisogno di ripristinare, finalmente, la questione morale, completamente distrutta nel corso di 30 anni di politiche che andavano nella direzione opposta,  solo allora potremo rileggere le parole di Paolo Borsellino e dire di averle comprese appieno.