DAVID NABARRO (OMS): IL VIRUS NON SE NE ANDRÀ, NEMMENO CON IL VACCINO

DI CRISTIANO TASSINARI

Mentre l’Europa attende con preoccupazione l’arrivo della seconda ondata e il Regno Unito si conferma il paese europeo con il maggior numero di vittime, è il Sudamerica – dati alla mano – il continente più colpito dal Covid-19.
Sudamerica in ginocchio
Il 33.8% dell’ormai oltre milione di vittime (e il 33,27% dei casi totali) è stato registrato in America Latina, con cinque paesi tra i dieci al mondo con più contagiati: Brasile, Colombia, Peru, Messico e Argentina.

In totale: 338.611 morti e 9,2 milioni di casi accertati.
“Il virus è qui per rimanere”
E dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non arrivano buone notizie, come spiega il dottor David Nabarro, inglese, inviato speciale dell’OMS per la pandemia,
“Questo virus non se ne andrà. È qui per rimanere, sarà una nuova minaccia per l’umanità.
Anche quando arriverà un vaccino, questo non significherà la fine del virus. Vorrà dire che avremo un nuovo strumento, migliore, per combattere il virus. Ma, fondamentalmente, dobbiamo gestire le nostre vite, d’ora in poi, in modo da impedire a questo virus di infettarci”.
Test e vaccini per i più poveri
L’OMS, intanto, ha presentato un piano per effettuare 120 milioni di test rapidi nei paesi a basso e medio reddito.
Cento milioni di dosi aggiuntive di futuri vaccini contro il Covid-19 sono state riservate ai paesi poveri: lo ha annunciato la Vaccine Alliance (Gavi), che collabora proprio con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
All’inizio di agosto, Gavi e la “Bill & Melinda Gate Foundation” avevano già annunciato una collaborazione con il Serum Institute of India (SII), il più grande produttore di vaccini al mondo per volume, per erogare 100 milioni di dosi.
I vaccini saranno venduti ad un prezzo massimo di 3 dollari a dose, con la possibilità di ottenerne altri.
“I sacrifici dei giovani europei”
E il presidente francese, Emmanuel Macron, citando il caso della chiusura dei locali a Masiglia, ha dichiarato: “Mai prima d’ora sono stati richiesti così tanti sacrifici ai giovani europei come in questo periodo di crisi sanitaria, creando per i leader un’immensa responsabilità per il futuro, sulle questioni ambientali, diplomatiche e finanziarie”.