“IL VOLO DEL GRIFONE” DI ALESSANDRO SPALLETTA

DI IANA PANNIZZO

Toscana, A.D. 1331
La guerra di Siena contro i nobili fedeli all’Impero non è ancora finita.
Lo scaltro Guidoriccio da Fogliano comanda gli eserciti della Repubblica. Abile e spavaldo, il condottiero emiliano è inarrestabile. I grossetani assetati di vendetta e il gelido Filippo Bonsignori si schierano al suo fianco: il destino del Conte Aldobrandeschi sembra segnato.
Le ferite inferte alla Maremma dagli eserciti di Ludovico il Bavaro non si sono ancora rimarginate. Bino degli Abati del Malia dovrà guidare il suo popolo verso la salvezza, ma dovrà scontrarsi col destino per riuscirci.
Sotto le ceneri dell’alleanza contro il nemico comune, covano le braci di un conflitto più antico. Mentre Firenze e il Regno di Napoli restano a guardare, Pisa è pronta a intervenire e a far valere tutto il suo potere.
La partita non è ancora finita.
La Toscana è la scacchiera e i pezzi si muovono inesorabili.
Il momento della resa dei conti è finalmente arrivato.
Sull’autore:
Alessandro Spalletta è nato a Grosseto, in Toscana, nel 1988. Cresciuto in Maremma, nel 2013 si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università degli Studi della Tuscia, ottenendo una menzione speciale e la dignità di stampa per la sua tesi sulla liquidità del canone letterario.
Nell’ottobre 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo intitolato “Il Cavaliere del Grifone”, con il quale è stato finalista al premio letterario nazionale “Il Borgo Italiano” nell’edizione 2019.
RECENSIONE a cura di Iana Pannizzo
Il Volo Del Grifone è il terzo romanzo della fortunata saga dell’autore Alessandro Spalletta.
Chi ha letto i primi due Capitoli, non può non avere amato Bino Degli Abati del Malia, personaggio storico del 1300, che non aveva ancora catturato la mia attenzione fino a poco tempo fa. La narrazione è ben strutturata, definita in un tempo in cui una coraggiosa Grosseto lotta per la libertà dall’asfissiante Siena.
 L’intermezzo di uno scenario romantico rende dolce la storia già accattivante e miscela comportamenti dell’animo umano che sa ritrovarsi e scoprirsi nella bellezza dei sentimenti.
La storia di Bino e della Maremma riporta personaggi storici che ben si fondono con quelli nati dalla fantasia dell’autore.  
Si intrecciano relazioni, si rafforzano legami. Chi combatte i suoi fantasmi, combatte contro se stesso per uscirne vincitore, chi si scopre amante e dolce si nutre di questo piacere come l’ape col suo miele al pari del guerriero in battaglia.
Ritroviamo i nostri protagonisti occhi negli occhi.
Una resa dei conti attesa per una vita che sa di rispetto, orgoglio, coraggio e consapevolezza. Lo showdown che gli anni non sono riusciti a smussare.
Essi sono come lo yin e lo yang fusi, vicini e differenti. Energie opposte che si completano, quasi come se l’esistenza dell’uno dipendesse dall’altro, perfetta incarnazione del dualismo.
Filippo: Lo abbiamo conosciuto presuntuoso, freddo, calcolatore e vendicativo.  Egli non è certo un eroe buono, ma a suo modo eroe  e per questo non si può detestare come qualsiasi altro personaggio negativo.  Le sue azioni per quanto vili e deplorevoli sono mosse dall’amore verso la sua terra e la sua famiglia, ossia sua sorella.
 Ha conosciuto il dolore della perdita, la solitudine della forza d’animo che si è rivelata la sua salvezza e la sua filosofia di vita. Come cambia Filippo in questo terzo romanzo? Nel corso degli anni, durante i quali un filo invisibile sembra legarlo a Bino degli Abati del Malia, egli riconosce il valore del maremmano fino a fargli provare quel rispetto che scalfigge la sua corazza.
In Bino vede l’uomo e non soltanto il guerriero, non soltanto il ribelle che ha osato sfidare la potenza di Siena, non colui da battere per stizza, vendetta o prestigio, ma l’uomo nella sua interezza, nella sua umana natura.
 Un rispetto che cresce e si fa strada nel cuore fino a custodirne gelosamente anche il solo pensiero. Filippo prende coscienza di se stesso, delle sue azioni e dei valori, alla ricerca di quel perdono che non arriva, di quella parola mai  detta che muore in gola e perisce.
Bino: Un ragazzo baldanzoso, ma dignitoso, fiero, sebbene viva l’ardore della sua gioventù tra la delusione e la perdita delle persone a lui care.
 Come cresce Bino? Egli splende di luce propria, una luce che però non fa scomparire la tenebra, piuttosto si fonde con essa.  Se in giovane età lo si sarebbe potuto definire un don Chisciotte, in questo terzo romanzo ricorda il cuore impavido Wallace, impersonato da Mel Gibson.
Bino degli Abati del Malia vede i suoi figli crescere e farsi uomini forti e nobili d’animo, temerari. Una dignità che prende piega nella responsabilità di guidare la città maremmana, nell’amore del suo amore perduto in battaglia, nel rispetto di amici, confidenti e combattenti che fino alla fine gli dimostrano lealtà. Il suo animo si spezza ma non si piega, è quasi l’incarnazione di quello stemma simbolo di libertà e forza. 
Cresce come un’erbaccia per i suoi nemici.  E’ l’ illuso di una guerra persa (come ci dice la storia), un bandito, una spina nel fianco di un punto difficile da vedere e togliere. Non si arrende neanche quando sembra spacciato, neanche quando anche la  natura sembra volerlo in ginocchio con la sua furia distruttiva, devastante, annichilente.
Ama la sua terra, rispetta i suoi abitanti, gente che muore per la difesa della città.
Bino incarna il suo grifone. La storia ci insegna che lo stemma era costituito solamente dal grifone, che qui possiamo appunto paragonare al nostro eroe, che rievoca la cultura e le origini dei cittadini grossetani e successivamente, simbolo della potenza di Cristo ( la libertà infatti può considerarsi come il bene supremo ).
 Un figura mitologica e leggendaria come lo è diventato lo stesso Bino, dove i sogni, gli ideali, la spada e la giustizia vivono senza ritrosia gli oneri dettati dalla sua coscienza.
Alessandro Spalletta farà sentire il lettore come una lucertola dalla coda mozzata che cerca di sfuggire al suo predatore.  Con questo terzo romanzo che conclude la saga, si riconferma uno dei migliori autori emergenti di romanzi ad ambientazione storica . Uno stile elegante e deciso, che difficilmente non si ama.
Il suo terzo romanzo colpisce come un pugno nello stomaco che fa gioire e soffrire perché gli anni sono gocce di tempo perdute nelle domande che trovano risposta solo alla fine, con colpi di scena che lasciano senza fiato.
Bino e il suo antagonista sono legati ai ricordi, alle abitudini che non appartengono più alle loro vite, in quel medioevo che bacia la morte come l’amante fa con la sua donzella, in cui papi, imperatori, cavalieri e ribelli sfidano e lottano per il potere, sguainando spade, favorendo inganni, tacendo le ingiurie.
Per questo e molto altro la loro esistenza verrà ripulita e rivissuta. A suo modo, senza vincitori e vinti e contemporaneamente sia vincitori che vinti. In quel medioevo che grida morte , conquista e libertà, a gran voce, tonante, per farlo sentire nei secoli a venire.