QUANDO IL CIBO DIVENTA UNA COLPA

DI ROSSELLA ASSANTI

Io non ho capito perché ci state intortando col cibo fit, fit-tiramisù, fitcake, fitnonsoche. Fit, così puoi permettertelo il cibo.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando la punizione era “a letto senza cena.”
Quando il cibo era la punizione. E allora ora lo modifichiamo,lo rendiamo più magro, bello, Instagrammabile. Come i corpi. Così siamo meritevoli di ingerirlo.
E non capisco perché ci state ingabbiando e stereotipando nella donna palestrata, con gli addominali da campione olimpionico, ché se non li hai allora non sei fit e devi convertirti al cibo fit per esserlo, per meritartelo il cibo, per poterti finalmente mangiare un pezzo di fitcake “senza sensi di colpa.”
Ma perché ci dobbiamo sentire in colpa?
Quando non sono nel pieno di una ricaduta nei disturbi alimentari, il cibo lo amo, tanto quanto riesco ad amare me. Lo amo senza sentirmi in colpa, lo amo così com’è, naturale, imperfetto, fat e non sempre fit. Perché dovrei attribuirmi delle colpe?
Perché il cibo deve essere la mia colpa?
Così diciamo addio alla torta soffice della nonna, il tiramisù della domenica, la lasagna come Puglia comanda, le polpette al sugo.
Ché dobbiamo continuare a stare in un piccolo angolo di punizione di ciò che non meritiamo, e creare sovversivi per attenuare le colpe che nemmeno abbiamo.
Per mia madre il cibo è amore. Ed è sempre stato un gesto d’amore da porgere agli altri, come quando dal suo orto mi raccoglie dei fichi. Ecco, vorrei fosse sempre così.
Vorrei fosse sempre semplice, che non fosse mai una colpa, un qualcosa di immeritato.
Vorrei fosse sempre un puro, fat, gesto d’amore.