DI GIOACCHINO MUSUMECI
Quando la narrazione della guerra è un manifesto del suprematismo occidentale
E’ importante durante le crisi internazionali leggere ogni giornale disponibile, compresi quelli palesemente schierati per una delle parti interessate. Il mondo oggi attraversa una drammatica transizione tra il precedente ordine mondiale dominato dalle potenze occidentali di cui Israele è il braccio operativo in medio oriente, e un nuovo assetto ove il blocco orientale, osteggiato dalle potenze colonialiste occidentali, con Russia, Cina e India intende proporsi come alternativa al dominio incontrastato dell’occidente.
La crisi geopolitica è cominciata con la guerra in Ucraina
Ma per avere contezza della crisi d’identità occidentale e la rigidità del suo approccio al cambiamento, è sufficiente esaminare la narrazione degli eventi. Il modus narrativo, più che altro propaganda appena accettabile quando le masse non potevano che attingere informazioni dai media tradizionali, è il principale testimone di un occidente cristallizzato a mezzo secolo fa. Le democrazie nel mondo globalizzato sembrano perire al rantolo di un sistema economico ove prevale la contrapposizione tra blocchi isolati e non solo geograficamente. Ma la cosa più grave è che con l’avallo acritico delle politiche razziste perpetrate da Israele contro i Palestinesi, l’occidente calpesta i principi fondativi che elevavano le democrazie oltre le autocrazie. Oggi infatti assistiamo alla drammatica recrudescenza di postulati basati sulla minaccia che l’autorità occidentale, le cui contraddizioni pianificate esplodono nella criminalizzazione e la censura del dissenso, sia messa in discussione da potenze emergenti a cui sono imposti limiti sulle politiche interne.
E’ impossibile non annotare la strumentalità della narrazione che essenzialmente si traduce in un insulto costante all’intelligenza dei cittadini.
Leggo sul Giornale di Sallusti:
“L’asticella del conflitto fra Israele e Iran si alza ancora ed è il bilancio amaro di una giornata che ha segnato la fine dei primi sei giorni di guerra e l’inizio della settima notte di raid e missili. Non solo Teheran ha colpito il principale centro medico della regione del Negev, l’ospedale Soroka di Beer Sheva, nel Sud, “un crimine di guerra” che supera “una linea rossa”, secondo il ministro della Salute israeliano, Uriel Bosso, un attacco che ricorda “cosa è veramente in gioco e quali valori Israele sta difendendo”…
Ebbene nel descrivere “il bilancio amaro dei primi sei giorni di guerra” che ne è del mantra inconfutabile su cui è costruita la narrazione della guerra in Ucraina?
C’è da chiedersi dunque chi ha cominciato il conflitto in Iran. La risposta, scomodissima, obbligherebbe l’occidente alla coerenza di cui non è capace col risultato che la sua autorevolezza internazionale crolla agli occhi del mondo assetato di giustizia. Se in Ucraina ha cominciato Putin, in Iran ha cominciato Netanyahu con tutto ciò che ne dovrebbe derivare, invece no, l’occidente si contorce sulla graticola della propria ipocrisia letale.
Interessante dunque notare che secondo la narrazione occidentale se Putin è un autocrate che non aveva alcuna ragione per cominciare una guerra, Netanyahu, paradossalmente definito democratico, le ha tutte dalla sua parte e non solo, l’Iran non dovrebbe reagire ai bombardamenti israeliani.
E se Israele può reiterare gravissimi crimini di guerra
Cioè bombardare ospedali, scuole, civili inermi tra cui donne e bambini, non appena il nemico islamico colpisce un centro medico, non v’è che sia stata superata la linea rossa spostata di continuo se il criminale è Israele. E non vale la pena di dibattere sulla correttezza del termine allegato all’attacco militare. Essenzialmente la logica soccombe all’irrazionale suprematismo dei buoni propositi a chiacchiere se poi comporta lo sterminio dei popoli inferiori.
Faccio notare che l’arroganza con cui gli Usa autolegittimano le proprie follie non ha limiti:
Trump ha ventilato la guerra contro l’Iran qualora non si fosse raggiunto un accordo sul programma nucleare considerato minaccia per Israele estesa al mondo intero poiché un crimine contro Israele e gli ebrei è un crimine contro l’umanità secondo l’identità Umanità/ Israele che in realtà non ha molto senso.
Dunque divulgare bugie
Cioè che l’Iran possieda l’atomica, basta per legittimare l’attacco armato Israeliano a Teheran. E proprio mentre si lavorava per un accordo sul programma nucleare all’indomani delle minacce di Trump, il quale comunque era a conoscenza delle intenzioni Israeliane. Perciò diciamolo che viviamo dentro una fiction colossale a cui comunque nessun essere razionale parteciperebbe. E ciò significa che Giorgia Meloni è solo una patetica attrice interessata a sovvertire la logica pur di mantenere intatto un assetto mondiale colabrodo.
Se la minaccia invece riguarda la Russia ed è più che reale
ovvero consiste nell’adesione dell’ Ucraina alla Nato, con tutto ciò che comporterebbe tale ratifica in termini di minacce puntate contro Mosca, Putin dovrebbe acconsentire perché un suo intervento militare cozza con gli interessi Usa/ Occidente. Credo non serva aggiungere altro per definire semplicemente ridicolo l’approccio geopolitico occidentale ai problemi mondiali. L’occidente in realtà paga il proprio narcisismo patologico e i cittadini occidentali che hanno interiorizzato i valori democratici, sono considerati ostili dai governi delle democrazie che ieri professavano uguaglianza tra popoli e oggi professano solo razzismo.
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Gioacchino Musumeci