DA REDAZIONE
Barbara Scaramucci da ARTICOLO VENTUNO –
Emozionato. Occhi lucidi. Molti minuti prima di parlare. Leone XIV, il nuovo Papa, mi è sembrato subito profondamente umano. E poi la prima parola: la pace. Una pace disarmata e disarmante. Costruiamo ponti. Essere un solo popolo in pace. E il richiamo ripetuto a papa Francesco, a quella benedizione di resurrezione cominciata il giorno di Pasqua e che Leone XIV ha detto di voler continuare, come a legare con un filo chiarissimo il suo pontificato a quello del suo predecessore. “Dare seguito a quella benedizione” è un messaggio esplicito in questo senso.
Del resto, di cosa parlano i vangeli se non di pace, di fratellanza, di eguaglianza, di solidarietà…e di dialogo, parola ripetuta più volte dal nuovo papa, uomo di missioni e di lavoro per gli ultimi. Come credente ho comunque fede nel papa, ma come cittadina ho anche fiducia in questo nuovo pontefice, pensando anche a nome che ha scelto, che ormai è un segno importante. Leone XIII traghettò la chiesa nel novecento, nell’epoca moderna, fu il primo papa ad occuparsi del sociale e fu definito il papa dei lavoratori. La sua enciclica “Rerum novarum” del 1891 resta nella storia come una svolta sociale della chiesa cattolica. Andare a scegliere quel nome dopo più di cento anni non può essere casuale. Vogliamo che non lo sia.
Gli anni che verranno ci daranno le risposte. Ma molti segnali sono positivi, e poi è laureato in matematica e in filosofia, è agostiniano, ha scritto del problema climatico già da tanti anni e oggi si è palesemente commosso, come uno di noi.
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Articolo di Barbara Scaramucci da
8 Maggio 2025