Riaprire gli accordi Rai per il “giusto contratto” per difendere libertà e verità

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Giuseppe Giulietti da ARTICOLO VENTUNO –

Riaprire gli accordi Rai per il “giusto contratto” per difendere libertà e verità

C’è un momento, in ogni battaglia civile, in cui il silenzio diventa complicità. E in cui prendere parola, non è una scelta ma un dovere. Sono intervenuto al presidio dei precari Rai dello scorso 12 Giugno perché a chiamarmi sono state persone gentili, educate, coerenti. Persone che, mentre altri tacevano, hanno alzato la voce per Gaza, per l’Ucraina, per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, per Giulio Regeni, per Andrea Rocchelli, per Mario Paciolla. Non l’hanno scoperto ieri. E non dimenticano oggi.

Ho accettato quell’invito perché questa non è solo una vertenza sindacale. È una questione di democrazia. Di Costituzione. Di libertà.

In un Paese dove ancora si distingue tra fascismo e antifascismo – e dove quella distinzione dovrebbe essere scolpita nel marmo, non confusa nei palinsesti – non si può accettare l’idea di “sindacati di destra” o “di sinistra”. I sindacati sono uno strumento della Costituzione. Antifascista, antirazzista, pacifista. E basta.

Il giornalismo di inchiesta – quello che oggi si vuole marginalizzare, ridurre, oscurare – è stato difeso per decenni da figure come Roberto Morrione. Oggi si rischia di svuotarlo con un tecnicismo: quello delle cosiddette “prime utilizzazioni”. Ma chi conosce la Rai, chi l’ha vissuta, sa che non è la stessa cosa formarsi dentro una scuola di inchiesta o essere calati dall’alto per logiche aziendali.

Alla Rai non basta avere sedi sul territorio. Serve avere un’anima. E quell’anima è la Costituzione. Quella vera. Non quella riscritta nei testi ministeriali o nei decreti che chiedono ai cronisti di consegnare dati e nomi ai servizi segreti.

Chi pensa che tutto questo sia normale, ha sbagliato mestiere. Perché se non si capisce che il nemico è il controllo sistemico dell’informazione, allora non si capisce neanche il senso dell’attacco: colpire i giornalisti che fanno inchieste, smantellare le tutele, usare le “prime utilizzazioni” come cavallo di Troia per azzerare ciò che resta della libertà editoriale.

Lo dico con chiarezza, senza ambiguità: gli accordi vanno riaperti, rivisti, rimodulati.
Non è un tabù. Non è impossibile. È già successo in passato. Ed è doveroso oggi.

Sei organismi internazionali – dalla Commissione Europea al Consiglio d’Europa – dicono che in Italia la libertà di stampa è sotto attacco. E il cuore di questo attacco è sempre lo stesso: colpire il giornalismo che cerca la verità.

Abbiamo giornalisti intercettati, seguiti, schedati. Le loro agende e i loro telefoni sequestrati. E nessuna voce – nemmeno aziendale – si è levata in loro difesa. Nessun comunicato. Nessuna indignazione.

Allora sì, lo dico alle opposizioni, lo dico al Parlamento: servono leggi. Ma servono anche gesti. Coraggio. Scelte. E servono subito.

Perché in questa vicenda non si sta giocando solo il destino di alcuni precari. Si sta giocando la possibilità, domani, che un cronista possa raccontare ciò che oggi si vuole censurare.

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Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale di

15 Giugno 2025