DI PAOLO DI MIZIO
Nel corso del tempo, anche durante periodi di relativa quiete, Israele ha minato profondamente la potenza iraniana e ha sostanzialmente devastato il sistema di alleanze e forze “proxy” costruito da Teheran in decenni.







La notte scorsa
mentre gli aerei israeliani colpivano l’Iran sorvolando Paesi terzi (quasi certamente Giordania e Libano e forse Iraq) oltre che vasti tratti del Mediterraneo, diverse batterie di missili terra-aria iraniani sono state neutralizzate grazie a centinaia di droni che Israele aveva precedentemente piazzato sul suolo iraniano e che ha azionato a distanza o addirittura con addetti sul posto. Un’operazione che ha molte similitudini con il recente attacco ucraino contro basi aeree situate in profondità nel territorio russo. Il livello di penetrazione israeliana in Iran dimostra, così, di essere altissimo.
Alla luce di tutto questo
l’Iran è un gigante di media grandezza ma del tutto isolato, ampiamente esposto agli attacchi israeliani e/o americani e sostanzialmente impotente a contrastare la supremazia militare di Israele, per non parlare di quella americana che fiancheggia Israele, visto che gli USA con le loro flotte nel Golfo e nel Mediterraneo hanno costruito uno scudo aero attorno a Israele. L’unico colpo che l’Iran potrebbe portare – ammesso che le sue capacità non siano state degradate in maniera significativa – sarebbe quello di lanciare contro Israele, in un unico attacco, ondate di centinaia di missili balistici e cruise, alcuni dei quali bucherebbero certamente lo scudo difensivo e colpirebbero sia obiettivi militari sia obiettivi civili (in particolare a Tel Aviv) causando un certo numero di vittime tra la popolazione, con ciò rendendo più costosa e problematica per Israele l’ipotesi un nuovo attacco al Paese sciita.
Netanyahu: “l’attacco durerà diversi giorni”
Tuttavia le parole di Netanyahu di questa mattina (“L’attacco durerà diversi giorni”) sembrano indicare che Israele non sia impensierito dalla possibile risposta iraniana.
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Paolo Di Mizio