DI LEONARDO CECCHI
Io a Giorgia Meloni voglio chiedere una cosa sola
Da cittadino della Repubblica e quindi da individuo, volente o nolente, rappresentato da lei, che è Presidente del Consiglio.
L’8 e 9 giugno, cosa farà? Perché non ha detto nulla. Se andrà al mare, se andrà a votare, se voterà sì o no ai quesiti. Niente, zero assoluto.
In un Paese con un astensionismo in crescita come il nostro, è dovere della Presidenza del Consiglio non nascondere la testa sotto la sabbia. E poiché il Primo Ministro non è un ruolo di garanzia come la Presidenza della Repubblica, è dovere politico di Giorgia Meloni parlare e motivare la sua scelta di fronte al Paese.
Dato che – presumo – ella sia contraria a ogni quesito, gradirei allora che spiegasse il perché
Perché è contraria ad impedire che i contratti possano essere precarizzati senza motivazione.
Perché è contraria a rimuovere l’impunità di cui godono le aziende che appaltano o subappaltano a ditte criminali che poi fanno lavorare la gente in condizioni miserevoli, provocando incidenti e, sovente, la morte.
Perché è contraria al reintegro di un lavoratore in azienda o all’erogazione di più di 6 mensilità come risarcimento in caso di piccola impresa, se questo è stato licenziato senza giusta causa ed è un giudice a stabilirlo.
Infine, perché è contraria a un naturale – e in linea con il XXI secolo – abbassamento degli anni necessari a diventare cittadino italiano.
Video, conferenza stampa, articolo: scelga lei il mezzo. Parli ai milioni di sfruttati di questo Paese e spieghi perché è contraria. Abbia questo coraggio.
Perché questo silenzio è vergognoso. E, mi si consenta, vile.
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Leonardo Cecchi