DI MARIO PIAZZA
Lunga vita ad Harvard!
E’ stata una grande soddisfazione vedere l’insurrezione globale e bi-partisan per i tentativi di Trump di mettere Harvard, la più prestigiosa università del mondo, al servizio delle sue velleità imperiali, sovraniste e xenofobe. Sfiorando la logorrea non c’è stato un solo intellettuale o presunto tale che non si sia sperticato nell’affermare l’universalità della cultura e l’inviolabilità dei suoi templi consacrati, Harvard, Oxford, il MIT, Yale e nel suo piccolo mettiamoci pure la Bocconi di Milano.
Il “sacrilegio” di Trump
ma mi sarebbe piaciuto se nell’indignazione generale per il sacrilegio di Trump qualcuno, uno qualsiasi dei dotti tromboni progressisti, avesse colto l’occasione per ricordarci che quei luoghi sacri sono il primo setaccio per separare le matricole ventenni dai loro coetanei “normali”, quelli che gli 80.000 dollari per il primo anno di studi e oltre 150.000 per il secondo non possono neppure sognarseli. E’ in quei luoghi che i futuri potenti del mondo stringono amicizie eterne, è lì che imparano ad annusarsi e a riconoscersi e spesso a imparentarsi tra loro sommando previlegio a previlegio.
Chi ne rimane fuori
Chi ne rimane fuori potrà contare soltanto su se stesso, se sarà bravo e fortunato potrà forse sperare in un ripescaggio molti anni dopo, magari passando attraverso altri setacci come Cortina o Porto Cervo se potrà permetterselo o provando a rientrare dalla porta di servizio iscrivendosi al Rotary, al Lion’s o al Kiwanis con spese molto più abbordabili.
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Lunga vita ad Harvard, magari cercando di non scordare di che si tratta.
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Mario Piazza