Timeo Gasparri et dona ferentem Articoli

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Vincenzo Vita da ARTICOLO VENTUNO –

Presso l’ottava Commissione del Senato si è aggiunto un nuovo progetto di legge sulla Rai: a firma di Gasparri, Rosso e Paroli.

In effetti, proprio la bandierina di Forza Italia finora sembrava solo un atto dovuto e formale. Malgrado la quantità, la discussione sulla riforma è ferma. Il motivo è tristemente semplice: finché non si sblocca la vicenda del gradimento verso la Presidente del servizio pubblico che la maggioranza vorrebbe imporre, stessa sorte incombe sulla revisione della legge del 2015 voluta dall’allora Presidente del Consiglio Renzi.

Come si è più volte sottolineato in questa stessa rubrica, quel testo (n.220) sovvertiva quarant’anni di costante giurisprudenza costituzionale, spostando la Rai sotto il controllo del governo, Da tempo si dibatte sulla necessità di chiudere simile improvvida stagione, che ha spianato lo strada alla cosiddetta TeleMeloni.

Al di là della discussione italiana, stentata e contraddittoria, incombe l’entrata in vigore il prossimo 8 agosto dell’articolo 5 dell’European Media Freedom Act (Emfa) varato nel marzo del 2024. L’articolato recita: «Gli Stati membri provvedono affinché i fornitori di media di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale e funzionale….Gli stati membri provvedono affinché le procedure per la nomina e il licenziamento del direttore o dei membri del consiglio di amministrazione… siano finalizzate a garantire l’indipendenza…». Insomma, l’indirizzo europeo sovverte l’impostazione della l.220/2015 e l’approssimarsi della scadenza espone l’Italia ad un’ennesima procedura di infrazione, con multe connesse.

In verità, grande parte dei testi fermi nella sede senatoriale evoca una stagione mediale superata e appare evidente una discrasia tra l’ambiente digitale e scritture pensate con teste analogiche.

Tuttavia, alcuni punti fermi parrebbero assodati, a partire dalla forma duale con cui disegnare la governance frapponendo un’intercapedine (meglio se rappresentata da associazioni della società civile) tra decisori politico-istituzionali e organismo di amministrazione, certezza di risorse, specificazione delle normative sugli appalti.

Il disegno a prima firma di Gasparri, che ha avuto in passato un ruolo non certamente commendevole nel e per il sistema mediale – la normativa da lui officiata santificò l’impero berlusconiano e reintrodusse la lottizzazione della Rai-, fornisce qualche indicazione utile.

Oltre alla giusta regolazione dell’attività degli influencer, si restituisce un ruolo prioritario al Parlamento, cui spetta la scelta di sei componenti del consiglio, con la durata di cinque anni in luogo dei tre attuali. L’amministratore delegato è deciso dal medesimo consiglio, che mantiene una settima ulteriore figura eletta dai dipendenti dell’azienda.

In cauda venenum, però. Il/la presidente non ha più bisogno del voto di due terzi della Commissione parlamentare di vigilanza a garanzia delle minoranze, bensì della maggioranza semplice. Insomma, ciò che sembra uscire dalla porta (la funzione diretta del governo) rientra dalla finestra attraverso l’indicazione delle Camere.

Si evoca una chiarezza sulle risorse, la cui misura è ora lasciata in balia dell’autunnale legge di bilancio, lasciando i vertici dell’impresa pubblica nell’incertezza sul futuro di investimenti editoriali e linee industriali.

Come fu messo in luce dal ricorso alla giustizia amministrativa fatto da un gruppo di avvocati e candidati della precedente tornata di nomina del Cda coordinati da Roberto Zaccaria, rimane del tutto assente una procedura selettiva. Chi aspira a sedere sugli scranni in questione dovrebbe sottoporsi a quella che gli anglosassoni chiamano cross examination davanti alle commissioni parlamentari competenti, per approfondire indirizzi e impegni.

Il testo di Gasparri e colleghi non va, dunque, preso sottogamba. Potrebbe almeno servire da acceleratore del confronto e da sveglia per le forze di opposizione. Queste ultime si riunirono sotto l’egida di MoveOn, ReteNobavaglio ed Articolo21 lo scorso 15 aprile promettendo la costituzione di un gruppo di lavoro sulla riforma. Ma tutto tace.

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Articolo di Vincenzo Vita (pubblicato su Il Manifesto)

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28 Maggio 2025