DI MARIO PIAZZA
Pane al pane
I due funzionari dell’ambasciata israeliana uccisi a Washington l’altra notte potevano essere i miei figli o nipoti, sul piano umano non posso che essere inorridito per quanto accaduto e maledire il loro assassino.
La domanda che mi pongo e che tutti dovrebbero porsi è se abbia ancora qualche senso parlare di “piano umano” mentre un genocidio (chiamatelo sterminio se preferite, l’aspetto semantico mi interessa poco) è in atto sotto i nostri occhi da 594 giorni, dove le vittime innocenti non sono due ma sessantamila e di esse non vediamo i volti sorridenti in fotografie celebrative ma solo i miseri resti coperti di stracci, accatastati come maiali abbattuti per un’epidemia di peste suina. Di quelle povere carcasse nessuno ci racconta la storia, a stento possiamo immaginarne l’età dalle dimensioni del fagotto che le contiene.
Che senso ha parlare di “piano umano”?
E ancora, che senso ha parlare di piano umano mentre nessuno fa nulla per impedire il massacro e addirittura c’è chi su quei corpi vorrebbe costruire alberghi e piscine? Di umano c’è soltanto il dolore, ed è umano che quel dolore si trasformi in odio contro chi ne è la causa, ed è umano che l’odio a volte si trasformi in violenza e che la violenza una volta scatenata vada a cercarsi una qualche forma di retribuzione dove può e dove sa, quella che comunemente chiamiamo vendetta.
Era pensabile che potesse accadere e che può ancora accadere
Sapevamo che sarebbe accaduto, sappiamo che accadrà di nuovo e sappiamo anche il perché. I governi israeliani che si sono succeduti dal 1948, da Ben Gurion a Netanyahu con la sola eccezione di Isaac Rabin, hanno fatto a gara nel produrre odio verso se stessi e lo hanno fatto in ogni forma che la perfidia può concepire. Le ragioni per odiare Israele sono tante e davvero trovo tragicamente ridicolo che tra esse si cerchi di infilare a viva forza la sua religione e il ceppo etnico di provenienza.
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Chiamiamo pure ciò che è accaduto a Washington un orrendo atto di terrorismo ma lasciamo perdere l’antisemitismo, una parola che davanti alle quotidiane stragi di Gaza è ormai diventata grottesca.
Shalom, Yaron e Sarah. Che possiate riposare in pace.
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Mario Piazza