“Carri di Gedeone”: tra Bibbia e bestemmia Israele a cancellare Gaza

DI ENNIO REMONDINO

 

Da REMOCONTRO –

Operazione «Carri di Gedeone». Blindati dell’Idf avanzano nella Striscia centrale, ‘Vicino a Deir el-Balah, riporta Al Jazeera. L’aviazione israeliana ha colpito la Striscia di Gaza con una bomba ogni quattro minuti. A un ritmo addirittura superiore a quello dell’ottobre 2023, che aprì la strada alla prima offensiva di terra israeliana. 

Strapotere senza limiti

Logica dello sterminio. Forti esplosioni nella zona al-Qarara di Khan Younis, a sud della Striscia. Almeno 115 palestinesi sono stati uccisi dall’alba di ieri negli attacchi dell’Esercito israeliano, riporta Al Jazeera dopo l’avvio – la notte scorsa – della nuova offensiva con raid su vasta scala sul territorio. Secondo l’emittente tv, almeno 370 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani da domenica scorsa.

Prologo al massacro definitivo

«Nel pomeriggio, i jet israeliani si sono spinti fino ai confini dello Yemen e hanno preso di mira nuovamente i porti di Hodeidah, Ras Isa e Al Salif», informa Michele Giorgio da Gerusalemme. Mentre l’impresentabile Israel Katz ministro della difesa, minaccia Abdel Malik Al Houthi di «ciò che abbiamo già fatto ai capi di Hamas, Sinwar e Haniyeh, e di Hezbollah, Nasrallah». Esecuzioni mirate. Minaccia mafiosa più che di guerra. Nel frattempo, vanno avanti anche i raid aerei nel sud del Libano.

Gaza bersaglio da spianare

L’obiettivo principale di Israele resta Gaza, sottolinea il Manifesto. Con la conclusione del viaggio di Trump nel Golfo, scatta la rioccupazione della Striscia attraverso l’operazione «Carri di Gedeone». Nessun ripensamento da parte del premier, nonostante abbia inviato una delegazione a Doha al tavolo del negoziato per una nuova tregua – ma solo temporanea – e per lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi.

Scenari di terrore

«Giovedì notte, nel nord, carri armati e blindati hanno circondato il villaggio e il campo profughi di Jabaliya, preceduti da un intenso fuoco di artiglieria e dai colpi sparati dalla Marina militare sulla costa di Gaza. Un fuoco intenso e violento su 150 obiettivi ha anticipato l’avanzata della Divisione 252. A sud, si sono spinti in avanti i corazzati delle Divisioni 143 e 36. Droni e aerei continuano a fornire copertura alle forze di terra, soprattutto nell’area in cui un tempo sorgeva Rafah. La città sul confine con l’Egitto, di fatto, non esiste più: rasa al suolo giorno dopo giorno».

Confessioni da Israele

Un’inchiesta dei giornalisti Meron Rapaport e Oren Ziv sul giornale ‘Mekomit (+972)’, con le testimonianze di soldati e ufficiali israeliani. «Distruggiamo per non farli tornare mai più». «Andò così durante la Nakba, nel 1948, quando furono intenzionalmente distrutti centinaia di villaggi e centri abitati evacuati da centinaia di migliaia di palestinesi, fuggiti o cacciati via dall’esercito israeliano». Un comandante di compagnia ha ammesso apertamente che lo scopo della distruzione è impedire il ritorno dei due milioni di palestinesi se – come nei disegni di Netanyahu – si troveranno Paesi disposti ad accoglierli.

Demolitori a mano armata

L’entità della distruzione quotidiana. «Avevamo quattro o cinque bulldozer. Ognuno di essi demoliva circa 60 case al giorno. Una casa a uno o due piani veniva rasa al suolo in un’ora, ma gli edifici a tre o quattro piani richiedevano più tempo. La parte sud-orientale di Rafah, alla fine, era completamente distrutta. L’orizzonte era appiattito. Non c’era più traccia della città». Le analisi satellitari delle Nazioni Unite e le ricerche dei due giornalisti di Mekomit documentano la portata senza precedenti della distruzione. Il numero di edifici completamente distrutti ha raggiunto quota 60.368; quelli gravemente danneggiati sono 20.050, mentre quelli parzialmente danneggiati 90.394. Significa che il 69% delle 245.000 unità abitative di Gaza ha subito danni di varia entità.

Trump ipocrita: «Teniamo d’occhio la Striscia»

«Centocinquanta bersagli terroristici colpiti» ha detto Israele, e neanche una parola sulle centinaia di civili ammazzati. Più di 120 vittime ieri, a nord, a sud e nel centro, segnala Eliana Riva. «In mezzo a una fame che non lascia scampo. Conquistarsi un pasto è già difficile se si può contare su un riparo, fosse anche una tenda. Diventa impossibile quando si scappa, dopo diciannove mesi di ordini di evacuazione». In due mesi, dalla ripresa degli attacchi dopo il cessate il fuoco, sono stati uccisi 2.985 palestinesi e 8.173 feriti.

“«Cose brutte» le ha chiamate il presidente statunitense, riferendosi alle condizioni disperate della popolazione di Gaza. «Cose brutte che accadono», come se non si potesse scegliere diversamente, come se non ci fosse dietro la mano armata di Israele e un piano di pulizia etnica che formalmente gli Stati Uniti supportano.”

.

Articolo di Ennio remondino dalla redazione di

.
.
17 Maggio 2025