OGGI 20 ANNI FA, QUANDO LA RUSSIA QUASI ENTRAVA NELLA NATO

DI ENNIO REMONDINO

 

Il 28 maggio 2002 furono firmati i cosiddetti accordi di Pratica del Mare, sulla scia di una vicinanza che oggi sembra lontanissima, ci ricorda il Post riesumando anche una fotografia di antichi leader mondiali, con due di loro che -in modo fortunatamente diverso-, ancora insistono, uno al potere, l’altro a tentare di fare politica.

Quando la Russia quasi nella Nato

Il 28 maggio di vent’anni fa esatti, nella base dell’aeronautica militare italiana di Pratica di Mare, quando furono firmati gli accordi fra la Russia e la NATO, il punto più alto dei rapporti fra Mosca e i paesi occidentali. I cosiddetti ‘accordi di Pratica di Mare’, evocati spesso dal centrodestra italiano perché promossi dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Ma a prescindere da quello che ancora oggi dice Berlusconi, che si attribuisce il merito di avere «fermato la Guerra Fredda, gli accordi di Pratica di Mare furono il frutto di un momento storico peculiare e forse irripetibile», annota il Post che ha rilevato la coincidenza delle date tra il ‘meglio’ di ieri e il peggio di oggi.

Vent’anni dopo, ciò che non si voleva vedere

A distanza di vent’anni diversi esperti si sono convinti che quella fase fu dovuta soprattutto a circostanze eccezionali, e che gli elementi che in seguito rovinarono la relazione – su tutti, l’autoritarismo e la politica estera aggressiva impostati da Putin – erano già visibili: eppure si scelse di ignorarli.

Russia anni ’90, dalla crisi spunta Putin

La Russia alle fine degli anni Novanta, una economia ancora incerta dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e con una guerra contro la Cecenia che si stava rivelando costosissima. Nel 1998 la Banca centrale russa dichiarò di non riuscire più a rimborsare i propri titoli di stato. La crisi economica innesca una crisi politica e «quando Putin fu nominato primo ministro, nell’agosto del 1999, diventò la quarta persona a ricoprire quella carica nel giro di un anno e mezzo».
Fin da subito Putin cercò di impostare i rapporti con l’Occidente sulla base della cordialità, sapendo bene, verosimilmente, che in quel momento storico la Russia si trovava inevitabilmente in una posizione subalterna.

Putin sorridente verso la NATO

Nel marzo del 2000, durante un’intervista con BBC, Putin aprì alla possibilità che la Russia potesse aderire alla NATO, e lo ribadì anche all’allora presidente statunitense Bill Clinton. Il 25 settembre 2001, con uno storico discorso al Parlamento tedesco, sostenne che «la Guerra Fredda era finita». Raccontata il perfetto tedesco, la promessa di Putin: «il principale obiettivo della politica interna russa è soprattutto quello di garantire i diritti democratici e la libertà». Democrazia condivisa e alleanza anti terrorismo, ed era a ferita ancora sanguinante dalla strage alle Torri gemelle, mentre Mosca guardava ai suoi problemi in Cecenia.

Putin, il primo dopo le Torri gemelle

Putin fu il primo leader internazionale a telefonare a Bush per esprimere solidarietà e offrire aiuto, e nei mesi successivi lasciò che in vista dell’invasione dell’Afghanistan gli Stati Uniti si insediassero militarmente in una serie di paesi dell’Asia centrale che la Russia considera tipicamente parte della sua area di influenza.

Importanti relazioni commerciali

«Putin fu poi molto abile a costruire estese relazioni commerciali soprattutto con i paesi europei, di cui approfittò per garantire alla Russia una certa prosperità economica». Come primo ministro incoraggiò gli investimenti stranieri in Russia e spinse gli oligarchi russi a fare altrettanto all’estero.

La Russia amica

«Nel 2000 Ikea aprì il suo primo negozio in Russia, a Mosca, e poco dopo arrivò anche la catena francese di supermercati Auchan. Nel 2003 la compagnia petrolifera Shell investì 10 miliardi di dollari in un progetto energetico sull’isola di Sachalin, nell’est della Russia, mentre nello stesso anno l’oligarca russo Roman Abramovich comprò il Chelsea, nota squadra di calcio inglese».
Sergey Aleksashenko, ex funzionario della Banca centrale russa negli anni Novanta, ha detto al Washington Post che quegli anni furono una «luna di miele» per gli investimenti stranieri in Russia.

Dopo la “luna di miele”

Occidente distratto o parzialmente complice. Gli investimenti stranieri e i proventi dalla vendita di gas e petrolio permisero a Putin di consolidare attorno a sé un sistema di potere personale che stiamo verificando, appare ancora oggi solidissimo.

Gli accordi comunque utili

Gli accordi di Pratica di Mare prevedevano anche la nascita del Consiglio NATO-Russia, un’assemblea di funzionari sui temi della sicurezza e della cooperazione, che esiste formalmente ancora oggi. L’anno dopo fu firmato il “Founding Act on Mutual Relations, Cooperation and Security”, un primo impegno reciproco ad astenersi da minacce e uso della forza, e la promessa di «costruire insieme una pace duratura e inclusiva nell’area euro-atlantica in base ai principi di democrazia e sicurezza cooperativa».

Autoritarismi svelati ed è subito Ucraina

Ma la gestione della politica interna tra oppositori e Cecenia ruppe presto l’incantesimo. Proprio sul fronte ucraino, quando, nel 2004, si oppose all’annullamento delle elezioni presidenziali in Ucraina che portarono all’elezione del filorusso Viktor Yanukovych, poi rimosso da una sentenza della Corte Suprema ucraina per via delle molte irregolarità prima e dopo il voto.

La corsa verso la Nato

Sempre nel 2004 poi diversi paesi dell’Europa orientale che avevano fatto parte dell’Unione Sovietica o del Patto di Varsavia scelsero di aderire alla NATO, con una decisione che la Russia e Putin denunciarono da subito come una provocazione, per vecchi patti con la ex Unione sovietica, e per difesa di rivendicate ‘sfera di influenza’.

“Autodifesa o probabili sollecitazioni atlantiche, ma le premesse alla follia delle guerra attuale, risalgono a quasi vent’anni fa. A quella foto-illusione e le trame che certo già nascondeva”.

Da:

28 Maggio 2022