L’EUROPARLAMENTO BOCCIA LO “STOP” ALLA GUERRA

DI REDAZIONE

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Potrebbe essere definito “l’emendamento Francesco”, nel senso che raccoglie un invito fatto costantemente dal Papa e che in fondo non avrebbe inficiato nemmeno la giusta solidarietà all’Ucraina. Eppure, ieri il Parlamento europeo ha ritenuto di bocciare – con solo 118 voti a favore, 436 contro e 9 astenuti – la proposta avanzata dal gruppo della Sinistra che invitava “l’Ue e gli Stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra”. E come spesso accade, il prisma europeo aiuta a leggere meglio la situazione politica nazionale.

Contro l’emendamento, infatti, hanno votato convintamente i parlamentari europei di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, mentre a favore ha votato la Lega. Si tratta solo di un emendamento, ovvio, ma indicativo di una differenza sulla politica estera tra due partiti che si apprestano a formare il governo italiano.

E mentre il M5S ha votato a favore della proposta “pacifista” anche il Pd si è diviso, con una leggera prevalenza per i favorevoli (tra gli altri, Pietro Bartolo, Caterina Chinnici, Majorino, Massimiliano Smeriglio) ma con il capogruppo Brando Benifei contrario insieme a Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento e a Giuliano Pisapia. E questo proprio nei giorni in cui l’ipotesi di una manifestazione per la pace, promossa dalle associazioni come Arci o Acli, rilanciata da Giuseppe Conte, inizia a far discutere anche una parte del Pd. Ieri Marina Sereni, viceministra agli Esteri, intervenendo alla direzione Pd ha avvertito del rischio che quel partito si distacchi da un popolo che tradizionalmente ha guardato alla sinistra. Anche l’eurodeputato Smeriglio accoglie con “favore la proposta di Conte di una grande piazza nazionale per la pace, senza bandiere di partito. Spero che tanti altri avanzino proposte simili nelle prossime ore”. E altre prese di posizione, ad esempio tra i sindaci, si stanno manifestando in queste ore.

Una minima proposta di pacificazione, quindi, viene esclusa dal dibattito quasi fosse un cedimento alla Russia di Putin. E invece il Parlamento europeo si ritrova più a suo agio, con un voto quasi unanime in cui tutte le frizioni sono state ricomposte, tranne l’astensione dei 5 Stelle, che addirittura chiede di “rafforzare massicciamente l’assistenza militare all’Ucraina”, di sostenerne l’addestramento di truppe con la possibilità di “istituire uno strumento di assistenza militare di lungo termine tipo ‘lend-lease’ (cioè quello che gli Usa fecero con la Gran Bretagna nel 1942, ndr)”. La posizione molto ferma del- l’Europarlamento viene ribadita nella risoluzione approvata anche quando a proposito delle minacce russe circa l’utilizzo di armi nucleari, “invita gli Stati membri e i partner internazionali a preparare una risposta rapida e decisa qualora la Russia compia un attacco nucleare contro l’Ucraina”.

“La pace in Ucraina è purtroppo un miraggio e il voto del Parlamento europeo di oggi lo dimostra” nota Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle. “Oggi abbiamo sprecato l’occasione di indicare la strada alle Istituzioni europee, il Movimento 5 Stelle vuole essere costruttore di pace” spiega ancora l’eurodeputata spiegando anche che l’astensione sulla risoluzione finale, che “correttamente condanna le illegali annessioni russe” non contiene mai le parole “negoziato” e “diplomazia” mentre accoglie invece l’invito a “rafforzare massicciamente” dopo l’approvazione dell’emendamento apposito del gruppo Renew (quello promosso da Emmanuel Macron cui si rifanno Carlo Calenda, peraltro europarlamentare assente anche ieri, e Matteo Renzi).

Salvatore Cannavo’