KALININGRAD, DETONATORE DA GUERRA MONDIALE?

DI ENNIO REMONDINO

 

L’exclave russa in Europa ha una storia importante e peculiare, e oggi è origine di grosse tensioni tra Russia e NATO, segnala il Post. L’ex città tedesca di Königsberg, nella Prussia Orientale, è una roccaforte di Mosca accerchiata dalla Nato. Dagli accenni di cooperazione con i vicini negli anni Novanta alla svolta dell’ultimo decennio. I timori dei baltici e le contromisure di Putin, rilancia Limes.

La Kaliningrad nota

Negli ultimi giorni il ruolo di Kaliningrad, exclave russa in pieno territorio europeo, sta creando grosse tensioni tra Europa e Russia, dopo che la Lituania ha cominciato a bloccare le forniture di beni sotto sanzioni che arrivano dalla Russia a Kaliningrad via treno, passando per il paese baltico. La decisione della Lituania – che è un paese della NATO – è stata definita «ostile» dal governo russo, che ha annunciato pesanti ritorsioni, riassume Il Post. E dall’invasione russa dell’Ucraina Kaliningrad è tornata a essere uno dei luoghi più sorvegliati e, potenzialmente, più pericolosi del mondo.

Storia politico strategica

Incastonata tra Polonia, Lituania e Mar Baltico l’exclave rappresenta per Mosca il frutto della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale, e oggi anche «l’avamposto strategico, culturale e militare in pieno campo avversario, quello dell’Alleanza Atlantica, da difendere a ogni costo», scrive Mauro De Bonis. «Strappato alla Germania nazista nel 1945 ed epurato della popolazione autoctona, il piccolo territorio baltico è occupato soprattutto da russi, bielorussi e ucraini. Il nome della vecchia capitale prussiana Königsberg è cancellato e la città intitolata a Mikhail Kalinin, bolscevico della prima ora e capo di Stato dell’Unione Sovietica per oltre vent’anni».

Guerra fredda e crollo del muro

Nel 1991, quando l’Urss crolla, la regione si ritrova sola e circondata da Stati che si schiereranno presto con l’ex nemico occidentale. Scoppiano rivoluzioni colorate in alcune delle ex repubbliche sovietiche e l’allargamento occidentale verso i confini russi non si ferma, nonostante promesse fatte al Cremlino. Dopo la caduta rovinosa dell’Unione Sovietica la regione di Kaliningrad assume quindi un ruolo difensivo: la Flotta del Baltico passa da 32 a soli 2 sottomarini, l’11a Armata della Guardia viene sciolta e molte delle forze aeree trasferite altrove. Si calcola che nei primi anni Duemila il rapporto di forze tra truppe russe nella regione e quelle dell’Alleanza Atlantica dislocate intorno fosse di 1 a 21, e di 1 a 32 alla fine del decennio. Al 2010 si contano poco più di 10 mila effettivi tra le file russe.

Da porta russa verso l’Europa a trincea

Putin voleva un accordo vincolante sul futuro dell’exclave russa: «Occidentalizzazione strategica guidata da pragmatico nazionalismo». Putin temeva per il troppo isolamento e per una possibile separazione della regione baltica dal resto del paese e nel maggio 2002, al vertice tra Russia e Unione Europea ne ribadisce l’importanza strategica per gli interessi nazionali. «Ma il definitivo allargamento euroatlantico scombina definitivamente i piani russi per tentare di giocare la carta Kaliningrad come ponte per una più stretta e anelata collaborazione con Bruxelles». E al 750° anniversario dalla nascita di Kaliningrad/Königsberg non vengono invitati i leader lituano, estone e lettone e neanche il presidente polacco. È il 2005 e in Ucraina è scoppiata la cosiddetta rivoluzione arancione agevolata proprio da Varsavia e non solo».

Lo scudo antimissile di Bush

Due anni più tardi il progetto del presidente americano George W. Bush per l’installazione di uno scudo antimissile in Polonia e in Cechia, poi la guerra russo-georgiana nel 2008 e infine la caduta del regime filorusso di Kiev e la conseguente annessione russa della Crimea nel 2014. «Kaliningrad perde così ogni speranza di diventare la porta russa per l’Europa», ribadisce De Bonis. E la regione baltica rientra nei programmi di difesa russi. Il Cremlino teme per le sorti della sua exclave baltica e dell’intero assetto strategico regionale.

Allarmi allarmismi e armamenti

Dai paesi confinanti con Kaliningrad insistiti allarmi su un imminente attacco russo. Il corridoio di Suwałki, un varco di poche decine di chilometri che collega la regione russa con la Bielorussia, unico passaggio terrestre tra l’Unione Europea e i tre paesi baltici. Scopo dichiarato di questi segnali è di spingere la Nato verso il fianco orientale dell’Alleanza, a dispiegare ulteriori truppe nei tre paesi baltici e in Polonia. Varsavia decide la creazione di una forza di difesa territoriale e ordina l’acquisto di 128 carri armati Leopard e il sistema di difesa missilistica Patriot. Un affare da 4,7 miliardi di dollari nelle tasche Usa, la più grande spesa militare della storia polacca.

Botta e risposta

La Russia decide di schierare nuovamente a Kaliningrad, forse in via permanente, il complesso missilistico Iskander-M. Una scelta presa dopo aver assistito al massiccio posizionamento di forze Nato a ridosso dei confini della Federazione. Ma un recente studio della Rand Corporation a stemperare parzialmente i timori. Secondo l’organizzazione statunitense le Forze armate russe sono oggi soprattutto impegnate nella difesa del proprio territorio, attraverso una protezione aerea integrata e un certo numero di baluardi e zone cuscinetto che le possono dare tempo e spazio per rispondere a eventuali attacchi o invasioni.

“Secondo l’Economist non è del tutto chiaro se il controllo di Kaliningrad sia davvero un vantaggio strategico per la Russia. Resta il pericoloso gioco che si sta praticando dentro e fuori la piccola exclave sul Mar Baltico.”

 

24 Giugno 2022