LE PAROLE CHE FANNO MALE, LA SCHIZOFRENIA DEL LINGUAGGIO DI OGGI

DI VIRGINIA CIARAVOLO

«Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di provincie, ma bordello!», vv. 76-78).
Questa pandemia ci sta portando alla follia, una vera e propria follia a deux, dove il contagio passa di bocca in bocca, e le parole che un tempo univano, oggi diventano fiele, parole come carta vetrata vomitate su chiunque ed in ogni contesto.Sui social, sulla carta stampata, dai media e’ tutto uno sproloquiare, un addossare colpe, un addebitare a dx e a manca responsabilità condite da insulti e nuovi sillogismi. Questo momento cosi’ particolare ha liberato i demoni più profondi, e senza filtro va in onda ogni giorno uno spettacolo grottesco di pensieri e riflessioni da far tremare le vene dei polsi. Una rappresentazione indecorosa che non risparmia nessuno; il contagio ha colpito

uomini politici, star, giornalisti, semplici utenti che grazie ai social si sentono liberi di scrivere pensieri che un tempo, pur pensati avresti tenuto chiuso in cassaforte, perchè la dignità ed un po’ di senno ti impedivano di esplicitarli. “Le parole sono importanti” diceva Nanni Moretti in una scena di un suo celebre film Palombella rossa, ma noi questo lo abbiamo dimenticato ! Le parole pesano, sempre ! Non a caso si usa dire che in alcuni contesti possono diventare pietre, hanno un peso quindi, nella relazione con sé stessi e con gli altri. La parola pronunciata, all’interno di una comunicazione verbale non serve solo ed unicamente a trasferire dati, informazioni e significati, ma ci arricchisce, apre mondi, ci fa riflettere, ma se pronunciata in modo sbagliato crea sofferenza, dolore, frustrazione. Ancora una bellissima citazione ci dice che “le parole creano mondi “, permettono di maturare e spianano il nostro futuro, ma quale mondo ci stiamo regalando ? Un mondo che separa, che alza muri, un mondo senza empatia, un mondo dove l’altro non esiste, perchè ho deciso che e’ il nemico e allora devo abbatterlo e complice la distanza fisica di questo tempo lo faccio facendo urlare alla mia bocca litri di parole al vetriolo, secchi di disprezzo un tanto al litro. Mai come in questo momento, abbiamo bisogno di fiducia, di chiarezza di calore, di chi ci regala energia e quindi speranza di potercela fare, di chi ci dice ammaccati ma ce la faremo. Assistere impotenti, attoniti e disarmati a teatrini orripilanti di governatori e sindaci che se le dicono di santa ragione, di giornaliste dal cuore arido che anziché accogliere un dolore, ed avere rispetto di una madre che perde un figlio, sbraitano di livore accusando la stessa di essere stata superficiale e causa della morte di un povero neonato; di giornali che alterano e distorcono fatti trasformando il carnefice in vittima e viceversa, sindaci che sminuiscono tragedie che diventano sorte malevola, corpi senza vita esibiti come trofei lascia l’amaro in bocca. Il linguaggio parlato, scritto, mostrato deve essere vita, impariamo ad esercitare un ascolto attivo, proviamo a pensare che la persona con la quale comunichiamo non sempre percepisce e sente quello che noi vogliamo rappresentargli,

proviamo a pensare che certe parole dette con superficialità raggiungono posti impensabili e scavano solchi. Proviamoci tutti, perchè la paura di non farcela e’ tanta, corriamo seriamente il rischio di essere seppelliti da quintali di letame di parole inutili, gratuite, offensive, dannose che tutto fanno , tranne che bene.