Referendum. Il silenzio dei colpevoli

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Vincenzo Vita da ARTICOLO VENTUNO –

Referendum. Il silenzio dei colpevoli

Ecco una novità tutt’altro che banale sui referendum dei prossimi 8 e 9 giugno.

La decisione delle destre di invitare elettrici ed elettori a non andare a votare è assai grave, perché costituisce un evidente atto di viltà, essendo chiaro che i quesiti referendari sul lavoro e sulla cittadinanza godono di un’ampia condivisione. L’unica possibilità per bloccarli è fare mancare il quorum necessario. Ci sono diversi precedenti, tutt’altro che commendevoli: dal rinomato «andate al mare» esclamato da Bettino Craxi sulla legge elettorale nel 1991, a quello omologo del Cardinal Ruini nel 2005 in merito alla scadenza sulla fecondazione assistita. E poi ci sono i casi gestiti dietro le quinte, come fu nel 1995 contro la consultazione che toglieva una rete alla Fininvest, come scritto dalla Corte costituzionale nel dicembre dell’anno precedente.

Le destre hanno paura del voto. È fin troppo evidente che una sconfitta sarebbe un colpo ferale per la tenuta della maggioranza: dura e prepotente, ma all’inizio di una parabola (presto) discendente. L’Italia nella sua materialità soffre e non si accontenta dell’irriducibile propaganda menzognera propinata da media in grande parte servili.

Torniamo, però, alla novità. Con i regolamenti varati dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai (e pende qui un ricorso al Tar di +Europa) e dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni simile posizione non ha alcun diritto alla rappresentazione radiotelevisiva, che prevede la par condicio tra il sì e il no. La viltà non paga, insomma. I due organismi di controllo evocati (tra l’altro lo scorso lunedì l’Agcom ha sottolineato in un felice comunicato che l’informazione referendaria ha da essere puntuale e rilevante) hanno ora di fronte a sé un problema non dappoco: nelle circostanze previste dalla comunicazione politica la sedia assegnata virtualmente alla destra deve rimanere vuota. E neppure un santo potrebbe cambiare le cose.

Non si capisce, se non per le considerazioni accennate, come mai non ci si voglia impegnare in una contesa pubblica e trasparente, sostenendo legittimamente un orientamento contrario alle abrogazioni richieste dai Comitati referendari. È già accaduto in precedenti circostanze, ma la degenerazione etica in corso ha pure simili effetti collaterali. Non solo. Se si guardano i dati, ancora assai limitati, dell’Osservatorio di Pavia, si nota quanto sia esigua la presenza del tema sulle reti del servizio pubblico, cui spetta l’obbligo di mettere cittadine e cittadini al corrente di un appuntamento tutelato dalla Costituzione. Anzi. Il Contratto di servizio che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai è esplicito sulle caratteristiche fondamentali in base alle quali è lecito parlare di servizio pubblico. Il rispetto della Carta fondamentale, innanzitutto. Sarebbe un indizio di ulteriore discesa agli inferi dell’Italia, già collocata al posto n.49 nella classifica sulla libertà di informazione stilata anche quest’anno da Reporters sans frontières. Nell’elenco del 2024 si era al n.46 e nel 2023 al 41. Le ragioni di tale impressionante caduta sono tristemente note: dalle minacce a croniste e cronisti, alle cosiddette querele temerarie, alle concentrazioni editoriali in assenza di adeguate normative antitrust e di una seria legge sul conflitto di interessi, alla distanza inquietante tra la governance del servizio pubblico e le disposizioni dell’European Media Freedom Act in vigore sul cruciale punto dell’autonomia e dell’indipendenza dal prossimo 8 agosto. Peraltro, sia la competente Commissione del Senato in cui sono depositate le ipotesi di riforma sia la stessa Commissione parlamentare di vigilanza sono di fatto bloccate dall’ostruzionismo della maggioranza. Non si sbaglia se si prevede una perdita ulteriore di postazioni nella prossima classifica di Rsf.

Andrebbe, per cercare di porre qualche rimedio alla situazione, immaginato un talk quotidiano dedicato a spiegare -ovviamente con pareri plurali- i contenuti dei quesiti referendari, che toccano problemi essenziali per la vita quotidiana. Si sorteggino conduzioni e partecipanti. Presto.

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Articolo di Vincenzo Vita dalla redazione di

7 Maggio 2025