ESCLUDERE LA RUSSIA DAL SISTEMA SWIFT? MOSCA LAVORA GIA’ AD UN’ALTERNATIVA

DI VIRGINIA MURRU

 

Potrebbe essere l’ultima ratio, come ricorrere ad ‘armi non convenzionali’, perché ‘le altre’ non sono risolutive, e dunque escludere la Russia dal circuito Swift equivale, considerate le connessioni globali dei sistemi finanziari, a liberare una sorta di ordigno nucleare, che causerebbe certamente impatti devastanti; ma Putin e il suo entourage hanno già messo in conto il pericolo di certe ritorsioni.

Il capo del Cremlino non è chiaramente uno sprovveduto, e non ha azzardato una mossa di questa portata ai danni dell’Ucraina senza valutarne il peso e le possibili conseguenze.

Ecco perché le incursioni dell’Occidente saranno state messe al vaglio da esperti, e sorprenderebbe se le ritorsioni ‘estreme’ di carattere finanziario, che sarebbero in dirittura di arrivo, insieme all’altro pacchetto di sanzioni, riuscissero a cogliere in pieno i target sensibili dell’economia Russa.

Ma cos’è il codice Swift? Ognuno prima o poi s’imbatte in questa sigla, allorché c’è la necessità di una transazione verso l’estero.

Swift è un acronimo e sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (chiamato anche BIC, Bank Identifier Code), ossia una rete efficiente che permette le transazioni finanziarie e bancarie in sicurezza, tramite un sistema di codici internazionali.

Di fatto è una cooperativa con sede in Belgio, fondata nei primi anni ’70, ed è soggetta al diritto comunitario. Prima della costituzione di questa società, i trasferimenti di denaro su base internazionale avvenivano tramite telex. Le transazioni non passano propriamente sul sistema, il ruolo dello Swift è quello di garantire che i messaggi concernenti il pagamento siano certificati nella rete fino a raggiungere il creditore.

Si tratta in definitiva di un sistema di codici utilizzato dagli istituti di credito per ordini di pagamento in totale sicurezza. Con la transazione passano informazioni e garanzie, senza bisogno di utilizzare in modo fisico la valuta.

Ci penseranno poi gli ‘attori’ finanziari a saldare gli importi tramite i loro sistemi. Swift si è rivelato efficiente e sicuro nel tempo, ecco perché sono circa 11 mila le istituzioni finanziarie che lo adottano per i loro scambi, in più di 200 Paesi. I messaggi che in un anno vi transitano sono circa 24 milioni.

Negli ultimi giorni in Occidente si discute sull’opzione Swift da usare quale mezzo punitivo contro l’aggressione della Russia all’Ucraina, ci sono ragioni che inducono alla riflessione, e una scelta di questo genere è evidente che debba essere valutata con attenzione.

I più decisi sono il presidente Usa e il premier della Gran Bretagna, risoluti e convinti che Putin si meriti un ‘ordigno’ non convenzionale.

Una parte dell’Unione Europea, tuttavia, ritiene che sia un mezzo troppo drastico, e che potrebbe ritorcersi contro lo stesso Occidente, considerate le ripercussioni. Il sistema Swift permette che passino circa la metà delle informazioni sulle transazioni cross-border.

E poi ci sono considerazioni di altro ordine da fare. Mister Putin è improbabile che non abbia valutato questo rischio, ha avvelenato l’Occidente con un’insidia micidiale, accendendo una miccia in Ucraina che potrebbe avere effetti internazionali a catena imprevedibili, comunque pericolosissimi. E’ chiaro che né gli Usa né l’Ue, con la Gran Bretagna perfettamente allineata (e altre grandi potenze al seguito), non manderanno giù un boccone così amaro senza reagire.

Per le transazioni, come ripetono del resto diversi quotidiani americani e britannici, la Russia potrebbe ricorrere ad altri sistemi, anche alternativi, per esempio servirsi di quello cinese, ‘Cips’ (acronimo per Certified International Property Specialist), che renderebbe ancora più saldi i rapporti tra queste super potenze, le quali già si esprimono e valutano con la medesima metrica di giudizio.

Intanto, per quel che concerne il settore finanziario, Mosca ha cercato di ridurre la propria dipendenza dal dollaro americano. Lo ha fatto tramite la Banca Centrale, attraverso la quale ha accumulato grandi riserve, che risultano l’equivalente di un terzo del Pil, raggiungendo il proprio fine: ossia schermirsi e scoraggiare da eventuali attacchi contro la sua valuta.

E la Cina è poi un Paese ‘rifugio’ per Mosca, che negli ultimi anni soprattutto ha perseguito una politica di forti alleanze con Pechino. Il dragone, infatti, ha dimostrato più volte in sede Onu, di muoversi in sintonia con l’amico Putin (compagno non si usa più..). Entrambi i Paesi in occasione di risoluzioni Onu, si sono appellati diverse volte al principio di non interferenza negli affari interni, con esplicito richiamo all’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite.

Che queste relazioni siano diventate d’acciaio col tempo lo ha dimostrato negli ultimi giorni anche il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il quale ha più volte sottolineato, in merito all’attacco dell’Ucraina da parte della Russia, che l’Occidente dovrebbe ascoltare anche le ragioni di Putin, ovvero tenere a distanza dai suoi confini la Nato.

Non è detto che il ‘pacchetto’ di sanzioni che l’Occidente si accinge ad infliggere alla Russia provochi l’eco sperata, si tratta di strumenti di ritorsione geopolitica. Sono misure che hanno un alto valore simbolico, mettono in rilievo senza dubbio l’ostilità verso un certo modo di agire cinico e aggressivo, il dissenso sul piano politico, e per ovvie ragioni di buon senso, dato che rispondere con le armi sarebbe come giocare col fuoco, resta anche l’unico mezzo coercitivo in termini di politica estera da parte dell’Ue.