DA REDAZIONE
ANTONIO DI BELLA da ARTICOLO VENTUNO –
La “Pax americana” imposta dall’alto da Washington
La collocazione dei capi di stato dietro il lungo tavolo marrone di Shrarm el sheik dice tutto.
Al centro, a condurre tutta la cerimonia, quasi fosse il padrone di casa, il trionfatore assoluto: Donald Trump.
In prima fila i leader di Egitto, luogo del summit, del Qatar ( fino a ieri doppiogiochista fra Usa e Hamas e convertito dopo il bombardamento di Israele) e della Turchia, quell’Erdogan che accarezza il sogno di riconquistare l’influenza sulle terre dell’ex impero ottomano. Dietro, in seconda fila , tutti gli altri: Macron, Starmer e Meloni proprio dietro a Trump. In un angolino , quasi ospiti di secondo piano, i leaders delle due entita’ piu’ ininfluenti , almeno fino ad ora, in tutto il processo di pace: il presidente dell’unione europea Costa e il segretario dell’Onu Gutierrez. Spiccano le assenze: non c’e’ Netanyahu. Doveva partecipare ma c’e’ stata una frenata improvvisa dei leader arabi: ancora troppo presto per le rispettive opinioni pubbliche una stretta di mano in favore di telecamere con il capo della stato che fino a ieri promettevano di distruggere.
Cosi’ il presidente Israeliano , che stava per atterrare in Egitto, si e’ trincerato dietro una provvidenziale festa religiosa ebraica ed e’ rimasto a Gerusalemme. Impossibile viceversa per lui stringere la mano al presidente dell’autorita’ palestinese Abu Mazen presente in Egitto . Cosi’ paradossalmente la pace fra israeliani e palestinesi l’hanno firmata tutti tranne i due contendenti. E’ il nuovo equilibrio di potere disegnato dalla vicenda mediorientale: una “Pax americana” imposta dall’alto da Washington con una sorta di “diplomazia coercitiva”. Non e’ la prima volta nella storia. Nel 1948 Truman fermo’ l’avanzata militare di Ben Gurion in Egitto e nel 1956 Eisenhower blocco’ il tentativo di Tel Aviv di trasformare il Sinai in un commonwealth israeliano.
Trump e’ andato insomma in continuita’ con la politica americana di predominio nell’area d’ intesa con gli alleati arabi. La differenza e’ che questa volta si sono aggiunte Turchia e Indonesia. L’intero mondo musulmano e arabo per mettere in scacco l’Iran e condannare Hamas.
Teheran e’ la grande sconfitta dell’accordo di ieri. Ha perso i suoi “proxi” attrverso i quali minacciava Israele: hezbollah in Libano, Houti in Yemen, e Hamas in Palestina.
L’attacco del 7 ottobre scatenato da Hamas con l’avallo iraniano doveva indebolire l’asse Tel Aviv Washington e bloccare il Patto di Abramo. Tentativo fallito. Washington ha rinsaldato l’alleanza con i paesi arabi moderati dopo avere bombardato l’Iran senza che gli alleati storici di Teheran, Mosca e Pechino , abbiamo alzato un dito.
Ha molti motivi per festeggiare Donald Trump. Anche se da Oslo in poi si sono viste molte firme e molte foto opportunities sfavillanti come quella di ieri scolorire in poco tempo nelle paludi della guerriglia mediorientale. Lo capiremo presto.
Ma oggi festeggiamo le lacrime di gioia di ostaggi israeliani liberati , dei detenuti palestinesi scarcerati e dei civili di gaza che vedono arrivare convogli umanitari invece di carri armati. E non e’ poco.
.
Antonio di Bella
Dalla Redazione di
Fonte: gazzetta del sud
13 Ottobre 2025