DI ENNIO REMONDINO
Da REMOCONTRO –
Trump per il Nobel all’economia Heckman, «un altro ‘pazzo al potere’»
«Tutti a interrogarsi sul Trump che sbraita ma tentenna, urla ma arretra, minaccia ma si nasconde, quindi sorride, morde all’improvviso, chiede scusa e poi punta la pistola in faccia, come in un infinito circo dell’orrore»
“L’imperatore non è pazzo, è indebitato”
Emiliano Brancaccio, professore di Economia politica all’Università Federico II di Napoli, concede a Trump un ‘quasi alibi’. «Trump che sbraita ma tentenna, urla ma arretra, minaccia ma si nasconde, quindi sorride, morde all’improvviso, chiede scusa e poi punta la pistola in faccia, come in un infinito circo dell’orrore. L’ultimo sintomo di instabilità mentale sarebbe l’andirivieni del presidente sulla dimensione effettiva dell’appoggio militare americano a Israele, nella guerra contro l’Iran». Ma lui alla fine cede alla scelta peggiore, politicamente più pericolosa, quasi fosse sotto ricatto. Sospetto diffuso anche negli Stati Uniti.
“Una mente disturbata”
«Già Erich Fromm, in pieno revisionismo freudiano, teorizzava sulle possibili ossessioni sadiche di Stalin per disvelare le cause della sua violenza politica. Di recente il concetto è stato ribadito per Putin, Kim, Khamenei. E adesso, tocca al capo del fronte occidentale». Interpretazioni psicanalitiche che godono di ampio successo «nel ritmato nulla degli odierni talk televisivi». Ma le teorie del ‘pazzo al potere’’ ignorano totalmente il «mostruoso coacervo di vincoli di struttura in cui qualsiasi leader moderno è costretto a operare, sia esso un infido tiranno oppure un sincero liberal-democratico, come si usa dire oggi».
Dollari e bombe
Un vincolo di struttura decisivo, nel caso di Trump, è costituito dall’enorme debito degli Stati Uniti verso l’estero: un rosso di 26 mila miliardi di dollari, record negativo senza precedenti. Necessario ricordare come l’egemonia americana sul mondo fino a qualche anno fa veniva esercitata attraverso un circuito «militar-monetario» che consentiva agli Stati uniti di indebitarsi verso l’estero anche per finanziare le campagne militari all’estero. «La più estrema applicazione di questo circuito di dollari e bombe avvenne sotto l’amministrazione di George W. Bush», ci segnala il professor Brancaccio.
«Bolla speculativa bellica»
Non troppi anni fa gli Stati uniti si cimentarono in una lunga sanguinosa e dispendiosa invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq. La giustificazione data ai media era la guerra al «terrore» e la neutralizzazione di super-bombe immaginarie nelle mani di Saddam. In realtà, il governo americano finanziava a debito quelle colossali campagne militari per accaparrarsi i giacimenti dei due paesi e risolvere così la parte energetica dello stesso debito, che ai tempi pesava molto. «Prendendo dal gergo dei brokers, fu una sorta di ‘bolla speculativa bellica’. Anche grazie a quegli arditi giochi di finanza, per anni l’America ha potuto imporre il suo tallone di ferro sul mondo».
Il troppo di Trump
Il problema che emerge oggi -Trump tragicomico commediante- è che il circuito di speculazioni militar-monetarie americane ha raggiunto un punto limite. «Il passivo verso l’estero, pubblico e privato, è diventato troppo alto. La conseguenza è che la spesa per interessi sul debito è ormai prossima alla enorme spesa militare americana e si appresta a superarla. E per la prima volta, gli Stati uniti avvertono il morso di un vincolo finanziario all’apertura di nuovi fronti di guerra». Ma Trump, mal consigliato e nonostante molte voci critiche anche amiche, decide di azzardare ancora. Sulla base di quali calcoli politici, o di quali promesse e da parte di chi?
Mercanti in fiera
Dopo aver massacrato Gaza, Netanyahu spinge Trump a sostenere il suo attacco su Teheran. Il leader israeliano teme l’isolamento. E quindi ricorda all’alleato Usa gli enormi interessi in ballo nella zona, dal petrolio al corridoio commerciale antagonista alla Via della Seta cinese. Ed ecco lo sporco trucco di ‘due settimane di riflessione’, mentre il Pentagono pianificava una complessa e costosissime operazione di bombardamento transatlantico. Con problemi che ora, ingigantiti, incombono. «Il mondo accetta dollari sempre più a fatica, soprattutto se servono a lanciare altri missili», rileva il manifesto. La verità nuda e cruda è che l’America non ha più i margini finanziari di un tempo.
Una nuova “pax americana” sul mondo?
«Una sorta di placida eutanasia dell’impero americano inondato dai debiti»? Per il professor Brancaccio non dobbiamo illuderci. «Messa alle corde, l’amministrazione degli Stati uniti potrebbe giocarsi il tutto per tutto: dar fondo alle risorse militari, caricare il debito sui vassalli e mobilitarli per imporre un nuovo ordine occidentale al mondo. Una nuova pax americana, più che mai nel sangue».
«Donald Trump, dunque, non è semplicemente un pazzo. Il saltimbanco dai denti affilati, che minaccia di ammazzarti mentre sorride e tende la mano, è solo la perfetta incarnazione dell’ultimo, terrificante dilemma dell’impero indebitato».
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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di
23 Giugno 2025