DA REDAZIONE
Franco Astengo da ARTICOLO VENTUNO –
L’episodio di Bologna con la tangenziale bloccata dallo sciopero dei metalmeccanici sfidando il DL Sicurezza e i camionisti che suonano il clacson in segno di solidarietà con gli operai, rappresenta un segnale che non può essere trascurato in questa Italia dove sembrerebbe tutto egemonizzata dall’individualismo proprietario e dal qualunquismo menefreghista che rappresentano la cifra etica e la collocazione sociale di questo governo.
L’applicazione del “DL sicurezza” ha riportato alla nostra memoria il cupo scenario degli anni’50, ai tempi di feroce repressione poliziesca.
Gli anni ’50: quelli della polizia di Scelba davanti alle fabbriche o ai campi occupati dai contadini, quando il proletariato contava i suoi morti e lottava per affermare una diversa condizione di vita da Modena a Melissa, da Montescaglioso a Battipaglia.
Chi ha attraversato quel periodo, ad esempio abitando in una città operaia, ha ancora nelle orecchie il suono lacerante delle sirene, lo stridore delle gomme delle camionette che salivano sui marciapiedi dove i manifestanti (magari donne e bambini) cercavano di ritirarsi, il Natale trascorso sotto le ampie volte di una fredda fabbrica occupata oppure in piazza attorno a falò improvvisati, il commissario con la fascia tricolore che ordina la carica, la miseria nelle case dove ci si radunava per cercare di dare sostegno a chi proprio non riusciva più a cucire il pranzo con la cena ma anche la solidarietà dei commercianti che facevano credito e tiravano giù le saracinesche quando c’era lo sciopero.
L’Italia del boom nacque in quel modo, attraverso i sacrifici immensi delle lavoratrici e dei lavoratori passati attraverso una temperie straordinariamente pesante, nel periodo – è bene ricordarlo – immediatamente seguente alla guerra, all’invasione nazista, alle deportazioni, alle fucilazioni, alla Resistenza.
Chi ha vissuto sulla propria pelle quei tremendi anni’50 oggi sta provando la sensazione del ritorno all’indietro, ma anche di un peggioramento secco della capacità collettiva di capire la condizione nella quale ci si sta trovando alle prese con il ritorno incontrastato dall’arroganza del potere.
Ma i clacson di solidarietà suonati dai camionisti di Bologna ci riportano anche al senso della solidarietà di classe: l’unica strada possibile da seguire per i lavoratori, per l’affermazione dei loro diritti, per lottare verso un futuro migliore.
Quando si analizzano i risultati del referendum in chiave di sconfitta, magari per trarne vantaggi politici addirittura in chiave personale, si dovrebbero considerare questi elementi partendo con un discorso di ricostruzione di elementi di solidarietà sociale che potrebbero (con tutte le contraddizioni del caso) ripartire anche da 13 milioni di voti.
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Articolo di Franco Astengo dalla redazione di
21 Giugno 2025