DI GUIDO SARACENI
In quali mani siamo
Non passa giorno senza che i quotidiani pubblichino “eclatanti novità” e “piste alternative” sul femminicidio di Chiara Poggi, crimine per il quale Alberto Stasi è stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione. Ho scritto molte volte, su questa stessa pagina, che la condanna di Stasi non si basava su solide prove, ma su elementi indiziari – non potendo l’accusa contare su di un testimone, non essendo mai stata trovata l’arma del delitto e neppure il movente.
Al netto di qualsiasi altra considerazione, la cosa certa è che le indagini, all’epoca, furono condotte in maniera dilettantesca e scriteriata.
Solo per fare alcuni esempi
Le forze dell’ordine entrarono nella villetta senza guanti e calzari (!) – per questo motivo sul muro e in casa furono ritrovate molte impronte lasciate dagli stessi investigatori – ; uno dei gatti dei Poggi fu lasciato libero di vagare nell’abitazione per giorni, dopo il crimine (!!); i carabinieri usarono il pc di Alberto mentre era sotto sequestro – cancellando definitivamente i file presenti nel cestino (!!!).
Ma soprattutto, in una foto scattata dagli inquirenti che ritrae il corpo della vittima girato di schiena, si notano chiaramente le macchie lasciate sul pigiama della vittima da quattro polpastrelli sporchi di sangue.
Quelle impronte non furono mai analizzate, perché qualcuno pensò bene di girare il corpo, immergendolo in una pozza del suo stesso sangue, cancellandole così per sempre.
Questa è la cosa che più mi fa riflettere. E che più mi urta.
Non si sa bene chi l’abbia fatto, non si sa bene perché
Nessun nome, nessun responsabile, nessun colpevole.
In questo Paese noi non abbiamo professionisti.
Noi abbiamo i fantasmi.
Un fantasma, quel giorno, è passato su luogo del delitto ed ha cancellato una prova decisiva.
Portandosi via la serenità, la reputazione, e la vita di tante persone.
3.6.2025
In quali mani siamo.
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Prof. Guido Saraceni, dal suo blog personale