Legalità sotto assedio: l’Italia vista da ANAC

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Davide Mattiello da ARTICOLO VENTUNO –

Oggi il presidente di ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), Giuseppe Busia, ha presentato al Parlamento la relazione annuale: uno schiaffo all’ipocrisia di chi governa e di chi fa finta di niente, per convenienza.
Ha avuto davvero molto coraggio il presidente Busia tanto nel tracciare il quadro generale all’interno del quale si muove ANAC, quanto nel puntualizzare le specifiche magagne italiane, certamente controbilanciate da eccellenze professionali che rischiano però di non riuscire a fare la differenza.
Forte delle citate parole perentorie che Papa Francesco ebbe a pronunciare contro la corruzione, il presidente Busia non le ha mandate a dire: la UE è un faro sempre più indispensabile (altro che nazionalismo!), Trump ha terremotato il diritto internazionale (“speriamo temporaneamente”) il che apre alla UE l’opportunità di diventare un nuovo punto di riferimento mondiale (in quanto alternativo al trumpismo, of course), solidarietà ai Palestinesi mortificati (con tanti saluti a certa censura istituzionale) come ai colleghi ucraini (con l’augurio di tornare quanto prima alla normalità cioè al cessate il fuoco ed alla pace).
L’Italia, grazie a presidi come ANAC, è diventata un punto di riferimento internazionale, ma alcune scelte degli ultimi anni possono compromettere questa credibilità (per Transparency Int. l’Italia ha perso 10 posizioni, dopo anni di costanti progressi).
Quali? Troppi ancora i conflitti di interessi irrisolti (come non pensare alla vicenda Angelucci ed ai nodi nella informazione), nessuna compensazione è stata fatta dopo l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, arretramenti nelle norme relative alla inconferibilità degli incarichi ed alla incompatibilità, male sulla questione delle “porte girevoli”, niente per rendere trasparente l’attività delle Lobby, male l’indebolimento del reato di traffico di influenze, troppo poco quanto si fa per sostenere i “whistleblowing” che pure sono testimoni preziosi di cultura civica, così come i Responsabili della prevenzione della corruzione negli Enti locali. Ma l’affondo più drammatico Busia lo riserva al ciclo del contratto pubblico che affonda nella più opaca discrezionalità: a causa delle recenti modifiche ben il 98% della spesa pubblica segue la via dell’affidamento diretto, grazie all’accortezza lecita di costruire lotti che stiano tra i 135 ed i 140 mila euro, a questo si aggiunge il dramma dei sub appalti a cascata che scaricano la speculazione sulla pelle dei lavoratori, “anello debole” della catena, esposti tanto di più a causa dell’abolizione del rating di legalità per le aziende, del fenomeno delle false fideiussioni, dell’assenza dell’obbligo di indicare il titolare effettivo dell’azienda al netto delle architetture societarie. Illuminato e convincente il passaggio fatto sull’applicazione della IA nei contratti pubblici. Auguro ogni bene al presidente Busia ed alla sua squadra, anche se nutro delle preoccupazioni sul suo futuro perché come se non bastassero tutte le scosse prodotte dalle sue denunce, ha avuto l’ardire, il presidente Busia, di raccontare che ANAC ha moltiplicato con successo i suoi interventi di mediazione pre-conflittuale e di consulenza, intervenendo in modo RAPIDO E GRATUITO. “Per la sua incolumità, spero che smentisca quanto prima questa affermazione clamorosamente sovversiva dell’ordine prevalente!”
Articolo di Davide Mattiello dalla redazione di
20 Maggio 2025
Al link il video dell’intervento di Busia