Droni colpiscono la “Freedom Flotilla” che portava cibo a Gaza

DI ENNIO REMONDINO

 

Due droni da guerra hanno colpito diverse volte la nave Conscience della ‘Freedom Flotilla, mentre si trovava in acque internazionali. La nave con a bordo 30 attivisti colpita al largo di Malta. Un C-130 israeliano ha sorvolato per ore la zona. Tel Aviv non commenta. Il mondo non si indigna, e il genocidio anche per fame prosegue senza un solo tentativo reale di fermarlo

Cronaca della follia

Droni contro una nave di aiuti per Gaza. Damasco, Israele bombarda vicino al palazzo presidenziale. Al-Jazeera. Fonte Rai che non provoca a sinistra. 43 morti dall’alba di oggi per gli attacchi sulla Striscia. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato i piani di espansione dell’operazione nella Striscia di Gaza, hanno riferito i media israeliani venerdì, aggiungendo segnali che indicano che i tentativi di fermare i combattimenti e di restituire gli ostaggi detenuti da Hamas non hanno fatto progressi.

“Freedom Flotilla”

«A mezzanotte e ventitré di ieri, due droni da guerra hanno colpito diverse volte la nave Conscience della Freedom Flotilla, mentre si trovava in acque internazionali. Il primo sparo ha centrato l’esterno dello scafo, che ha cominciato a imbarcare acqua. Gli altri il ponte di prua e la zona dei generatori, lasciando l’equipaggio senza energia. La radio ha smesso di funzionare e le comunicazioni sono diventate complicate e discontinue –denuncia Eliana Riva, storica, esperta di Paesi Islamici, documentarista-. Si è subito sviluppato un incendio e sono giunte sul posto una nave di Cipro del Sud e una maltese. Thiago Avila, della ong, ha dichiarato che la Flotilla ha inviato due barche in supporto ma che le navi maltesi non hanno permesso loro di avvicinarsi. In serata, gli attivisti hanno comunicato di temere un nuovo attacco e che la nave resta gravemente danneggiata. Ma la Guardia costiera maltese blocca lo scafo, impedendogli di giungere in un porto sicuro».

Roma per assistenza a due reporter

A bordo della nave colpita anche due giornaliste colombiane del quotidiano Red, Alejandra Cuéllar e Diana Carolina Alfonso,  forse leggermente ferite. «Di fronte a quanto accaduto, l’ambasciata di Colombia in Italia ha attivato i canali diplomatici sia con il ministero degli  Esteri italiano, che con quello maltese, per richiedere informazioni ufficiali su quanto accaduto e promuovere azioni che contribuiscano a garantire la sicurezza e l’integrità delle connazionali», si legge in un comunicato diffuso a Bogotà.

Nemici armati di cibo e medicine

La Conscience ospitava trenta operatori umanitari provenienti da Turchia e Azerbaijan, cibo e medicine. Una nave disarmata, ferma a tredici miglia a nord-est di Malta nell’attesa di ricevere il permesso di attraccare al porto per far salire a bordo altri volontari e ulteriori beni essenziali. La Freedom Flotilla Coalition, che dal 2008 organizza azioni con lo scopo di rompere l’assedio israeliano e raggiungere le coste di Gaza, aveva scelto di mantenere il riserbo sulla missione della Conscience. Per evitare di essere bloccata, come già diverse volte è accaduto.

Alleati e complici

A Malta si dovevano imbarcare decine di altri volontari, tra cui l’attivista Greta Thunberg. In attesa a La Valletta anche due italiani, Simone Zambrin e Chiara Di Silvestro. Ma i meccanismi di boicottaggio godono di sistemi di supporto internazionale che usano la burocrazia come un’arma affilata. «Tutte le missioni hanno registrato ritardi causati dalle autorità marittime – ci ha detto Michele Borgia, che si occupa in Italia della comunicazione per l’ong – Spesso le imbarcazioni vengono controllate e ricontrollate per giorni».

Israele e i suoi partner

Chi poteva avere interesse a mettere fuori uso con le armi una nave umanitaria diretta a Gaza? Non ci sono prove certe ma un C-130 Hercules dell’aeronautica israeliana è partito da Tel Aviv giovedì pomeriggio e ha sorvolato, a bassa quota e per diverse ore, l’area in cui si trovava la Conscience. Secondo i dati di volo disponibili online sui siti di tracciamento e condivisi dalla Cnn, l’aereo è ritornato in Israele sette ore dopo il decollo, quando l’attacco era già stato compiuto. Tel Aviv si è rifiutata di commentare.

Il precedente di “Navi Marmara”

Quindici anni fa, a maggio del 2010, Israele attaccò la Mavi Marmara, una delle sei navi della Freedom Flotilla che tentavano di forzare il blocco navale di Gaza. I militari uccisero nove attivisti turchi. Il presidente Erdogan, tra i primi a denunciare l’attacco di ieri, ha dichiarato la sua solidarietà al gruppo internazionale. Eppure, è stata proprio la Turchia a bloccare per mesi la nave al porto di Istanbul, lasciando che il cibo si deteriorasse e che parte degli aiuti diventasse inservibile. Anche per questo motivo l’imbarcazione doveva attraccare a Malta, dove la attendeva un’agenzia incaricata al trasbordo del nuovo carico umanitario. Agenzia che ha inaspettatamente dichiarato di non intendere far fede al suo impegno e Malta non ha rilasciato il permesso di ingresso nelle sue acque territoriali.

Vigliaccherie e convenienze

L’attesa in acque internazionali serviva a dar tempo alle pressioni di governi e paesi perché venisse ritirata la bandiera dell’imbarcazione. La Conscience batteva bandiera di Palau. L’identica cosa era accaduta lo scorso anno a un’altra missione della Flotilla che con tre navi, 5mila tonnellate di aiuti e centinaia di osservatori internazionali sarebbe dovuta partire da Istanbul. Il governo turco ritardò la consegna dei permessi fino a quando venne comunicato che la Guinea Bissau intendeva ritirare la sua bandiera.

Gaza, un assedio lungo trent’anni

Dov’è il diritto? Si chiede Chantal Meloni, ricercatrice del ‘Criminal Law Department’, dell’Università di Milano. «Da due mesi a Gaza non entra nulla, niente cibo, medicine, nessun bene necessario alla sopravvivenza di una popolazione bombardata, sfollata, ferita e già ridotta allo stremo. Di fronte alla paralisi, ignobile, dei nostri rappresentanti statali e degli organismi internazionali, un piccolo gruppo di attivisti si è organizzato attorno alla Freedom Flotilla, un’iniziativa della società civile per portare assistenza alla popolazione intrappolata». Un nemico da colpire.

Impotenza e prepotenza

Dopo due mesi di blocco totale, neanche le associazioni internazionali a Gaza hanno gli strumenti per aiutare la popolazione. La risposta umanitaria «è sull’orlo del collasso totale», ha denunciato la Croce rossa. «Senza un’immediata ripresa delle consegne di aiuti, il Comitato Internazionale (Cicr) non avrà accesso al cibo, ai medicinali e ai beni di prima necessità fondamentali per sostenere molti dei suoi programmi a Gaza», si legge nel comunicato diffuso ieri. Gli ospedali non hanno più medicine.

“Almeno sei persone sono state uccise ieri a Gaza City, in un attacco a una delle poche cucine di comunità ancora aperte. A Beit Lahiya Israele ha bombardato una casa in cui i parenti vegliavano la salma della vittima di un precedente attacco. I testimoni parlano di più di dodici morti, tutti membri della famiglia Al-Masri.”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

3 Maggio 2025