DA REDAZIONE
Carlo Bartoli da ARTICOLO VENTUNO –
Anche quest’anno in tutta Italia sono in programma numerose iniziative in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa
Momenti per affrontare il tema del pluralismo e dell’autonomia dei media, che sono cardini di una moderna democrazia. Principi e valori che non possono essere dati per scontati ed acquisiti, ma che necessitano di un impegno ancora maggiore per la loro difesa, a fronte di una tendenza globale che punta a ridimensionare gli spazi di libertà.
Un tema che vede l’Italia da tempo sotto osservazione da parte non solo di organismi indipendenti di monitoraggio della libertà di stampa, ma anche della stessa Commissione Europea che, con i Rapporti sullo Stato di diritto, non ha mancato negli anni scorsi di segnalare le criticità nel nostro Paese.
In Italia politici, imprenditori, uomini delle istituzioni continuano a proporre querele temerarie e azioni giudiziarie intimidatorie contro i giornalisti. Di riforma del reato di diffamazione si parla in Parlamento, ma in senso peggiorativo. Sono aumentate le criticità riguardo all’accesso alle fonti. In nome di una distorta applicazione del giusto principio di presunzione di innocenza, sono state approvate norme che hanno ristretto l’accesso all’informazione giudiziaria e vietato la pubblicazione di atti di indagini non segreti. Non manca giorno nel quale non si registri un colpo contro il giornalismo di inchiesta, cuore della professione ma vissuto con fastidio crescente dagli uomini di potere.
E poi lo scandalo dello spionaggio di giornalisti tramite sofisticati spyware militari, come il Graphite della israeliana Paragon. Abbiamo appena saputo di un secondo giornalista di Fanpage spiato oltre al direttore. Ma quanti sono? Chi e perché ha ordinato una pratica che viola il Media Freedom Act dell’Unione Europea, la legge italiana e i principi della Costituzione? Una vicenda intollerabile e inaccettabile che mette in pericolo la libertà di stampa e su cui continueremo a chiedere piena luce, confidando anche nell’operato della magistratura cui ci siamo rivolti.
E poi le minacce e le aggressioni contro colleghe e colleghi, i ventidue giornalisti che vivono sotto scorta per il loro lavoro e tante altre storie, comprese quelle del precariato e del lavoro sottopagato che pesano come macigni sull’autonomia e l’indipendenza dell’attività giornalistica.
Non dimentichiamo, infine, che lo stesso EMFA adottato dall’Unione Europea impone una riforma delle governance dei servizi pubblici radiotelevisivi che garantisca autonomia dal potere politico; ma per la RAI non si vede alcuna volontà concreta da parte del Parlamento.
Di tutto questo dobbiamo ricordarci nella giornata del 3 maggio, ma soprattutto dobbiamo avere la consapevolezza della gravità della fase che stiamo attraversando, in Italia come nel mondo.
Un momento delicato per la nostra democrazia e per la libertà di informazione, rispetto al quale la nostra comunità professionale, in tutte le sue articolazioni e insieme al mondo dell’associazionismo e ai tanti cittadini impegnati per i diritti civili, deve fare uno scatto in avanti promuovendo un impegno unitario nella difesa di questo bene comune che è la libertà di informazione.
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Articolo di Carlo Bartoli dalla redazione di
2 Maggio 2025