DI PIERO GURRIERI

Caro Antonio Di Pietro

Ci sono caduto anch’io, per un momento, nel crederti incorruttibile dalle lusinghe del potere. Tu, il simbolo di Mani Pulite, quello che aveva detto mille volte – e a ragione – che la separazione delle carriere era il primo passo per mettere il pubblico ministero sotto il controllo dell’esecutivo. Ricordi? Dicevi che «non sono le carriere, ma i comportamenti che fanno la differenza» e che «si vorrebbe imporre, per garantire l’imparzialità del giudice, la separazione non fra potere giudiziario e politico, ma fra magistrati inquirenti e giudicanti».
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E invece eccoti qui, oggi, seduto accanto a chi quella riforma l’ha scritta, l’ha difesa e l’ha voluta proprio per cancellare lo spirito di quella stagione che ti rese celebre. Perchè loro, Mani Pulite, l’hanno sempre odiata, osteggiata, denigrata. E tu dovresti saperlo, il perchè.
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Non ti hanno ingannato, Antonio. Ti hanno semplicemente aspettato. Prima, ti hanno lasciato cuocere nel brodo della tua vanità, talmente grande da consentir loro di dipingerti come una macchietta. Finché non sei diventato utile. E tu, che un tempo dicevi «è il vecchio piano di Licio Gelli», oggi sei finito per esserne il volto di copertina, lo sponsor.
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Purtroppo – tu lo sai – non sei mai stato un Francesco Saverio Borrelli, nè un Gherardo Colombo. Che uomini quelli, che storie, e che pasta. E neppure uno di quegli altri, che in silenzio e con pudore, hanno continuato a difendere l’indipendenza della magistratura e la dignità della toga anche quando i riflettori si andavano spegnendo. Tu eri altra cosa: un uomo di battaglia, ma anche di palco. E il palco, si sa, pretende sempre una nuova parte da recitare. Tanto che hai fatto di tutto: dal leader politico al ministro, al contadino.
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Però, la parte che hai scelto adesso è la più triste di tutte: il protagonista che smentisce sé stesso. E sai che c’è? Che noi, che abbiamo amato Mani Pulite e abbiamo creduto nella giustizia uguale per tutti, adesso non ti riconosciamo più.
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E vorremmo credere che, nel fondo del cuore, anche tu per un attimo riuscissi a domandarti: “Ma io, che c’azzecco con quelli là?”
Per poi guardandoti allo specchio, non riconoscerti e capire, e riprendere la battaglia insieme a noi.
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Ma forse è illusione, e non accadrà mai.
Senza rancore, Tonino, e sempre grazie per allora.
Ci penseremo noi a difendere la Costituzione.
E vinceremo anche per te.
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Piero Gurrieri tra la gente