Caracas come Da Nang, forse domani

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Caracas come Da Nang, forse domani

Oggi voglio giocare d’anticipo sperando che le mie considerazioni possano rivelarsi del tutto inutili.
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L’invasione americana del Venezuela potrebbe essere imminente, ancora nessun marine ha messo piede sulle spiagge di Caracas o Maracaibo e già qualche persuasore occulto si lancia in avventurose analogie con la guerra in Vietnam. Nulla di più strampalato storicamente e ideologicamente falso, è soltanto il tentativo di far passare una guerra di puro saccheggio per una crociata di libertà contro il mostro comunista e, per soprammercato, pure trafficante di droga.
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Forse rivedremo in una versione tecnologicamente più avanzata le epiche immagini del tenente Kilgore che adora il profumo del napalm la mattina mentre con i suoi elicotteri annienta qualche villaggio di pescatori ma la somiglianza finisce lì. Dovremmo invece pensare alle invasioni barbariche, o meglio ancora a quei giocatori d’azzardo che quando sta per chiudere il tavolo della roulette ucraina si spostano su quello del baccarat venezolano.
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Di quello si tratta, di un gioco che non può avere fine. E come in Vietnam, in Iraq, in Afganistan, in Ucraina, in Palestina e in dozzine di altri paesi le fiches con cui lo zio Sam tenterà le sue fortune saranno la povera gente.
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Mario Piazza