Nata per dividere

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ROBERTA CALVANO da ARTICOLO VENTUNO –

 

Nata per dividere

Oggi è stata definitivamente approvata la legge di revisione costituzionale dal titolo Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. 

Nelle dichiarazioni di voto finali, i senatori delle opposizioni hanno lamentato che per la prima volta una riforma costituzionale sia stata approvata con le stesse modalità di un decreto-legge, con tempi contingentati e non consentendo alle Camere di modificare ciò che il Governo ha deciso. Purtroppo è vero ed è un fatto molto grave.

Da un punto di vista formale le Camere hanno votato regolarmente due volte ciascuna il testo che ora potrà essere sottoposto a referendum, come vuole l’art. 138 Cost., ma resta il dubbio se ciò che la Costituzione prescrive dal punto di vista sostanziale sia stato rispettato. La funzione legislativa, e in essa la funzione di revisione costituzionale che ne è l’espressione più alta, dovrebbe spettare alle Camere, non al Governo, e dovrebbe essere il frutto di discussione ampia, confronto, riflessione, emendamenti, limature e miglioramenti di un testo pensato per inscriversi nella tavola delle regole e dei principi che reggono le istituzioni e la vita di una collettività..si può dire che tutto ciò sia avvenuto?

Ancora una volta abbiamo visto le aule delle commissioni parlamentari semideserte, non abbiamo ascoltato interventi dei parlamentari di maggioranza, non è stato consentito in seconda lettura ascoltare gli esperti. Non si è cercato insomma il consenso più ampio possibile, che le maggioranze elevate richieste dall’art. 138 (da tempo raggiungibili grazie a sistemi elettorali scellerati uniti ad alto astensionismo), implicherebbero. Nel corpo della nostra Costituzione “nata per unire”, come recita il titolo di un libro di Enzo Cheli, si vuole inserire insomma un testo che appare destinato a dividere, sia per le modalità di approvazione, che per la campagna referendaria dai toni aspri che si annuncia già, oltre che per i suoi contenuti.

Sul piano dei contenuti, infatti, la riforma non affronta alcuno dei pur gravi problemi della giustizia in Italia e sembra iscriversi nel disegno complessivo di pesante alterazione dell’equilibrio tra i poteri ed enti che caratterizza tutte le iniziative riformatrici in questa legislatura: premierato, autonomia differenziata, e ora separazione delle carriere e dei CSM, testi che presentano tutti un identico tratto di verticalizzazione di tutti i processi decisionali accentrandoli verso il potere esecutivo, mortificando il pluralismo istituzionale e i processi democratici rappresentativi.

Cosa assimili la riforma approvata oggi a tale disegno è presto detto. Abbiamo assistito a decenni di conflitto politica-magistratura ed a roboanti arringhe in cui si lamentava lo strapotere delle procure, che si diceva fossero impegnate a “perseguitare” politici e manager…e ora per risolvere tale problema la riforma odierna consentirà ai PM di autogovernarsi in un CSM separato…singolare no? Difficile non pensar male a fronte di questa macroscopica contraddizione, e non sospettare che ciò preluda ad un’ulteriore trasformazione, con cui il “CSM dei PM” finisca sotto il tacco del Ministro della giustizia, e con esso l’indipendenza delle procure nella garanzia della legalità e nell’esercizio dell’azione penale. Si è detto poi per lungo tempo che le correnti erano il cancro della magistratura, e che questo riduceva a scambio e spartizione politica l’attribuzione degli incarichi direttivi degli uffici giudiziari.

Per risolvere il problema e rendere più razionale la gestione di tali scelte si è pensato di creare un sistema di selezione dei componenti degli ora due CSM basato sul sorteggio…con cui potrà capitare che siedano al CSM soggetti non dotati di alcuna capacità o esperienza. Con buona pace dell’esigenza di scegliere i più competenti e rappresentare le diverse componenti territoriali, culturali e le diverse sensibilità (al di là delle diverse letture del diritto e dell’ordinamento si pensi anche solo all’utilità di avere magistrati che provengano da distretti diversi – da nord a sud-, impegnati nella giustizia penale, civile, etc.).

Le opposizioni lamentano quindi che la legge di revisione costituzionale appena approvata sia una riforma contro la magistratura ordinaria. La maggioranza sostiene che non corrisponderebbe al vero che la legge abbia intenti punitivi. E tuttavia, anche qui singolarmente, si prevede che saranno composti tramite sorteggio solo i due CSM della magistratura ordinaria, mentre i magistrati amministrativi potranno continuare ad eleggere i loro rappresentanti; lo stesso può dirsi per quanto riguarda l’istituzione, prevista da questo testo di riforma, solo per i magistrati ordinari di un’Alta corte disciplinare, che giudicherà sugli illeciti disciplinari, oltretutto senza la possibilità di appello dinanzi ad un altro giudice. Le criticità sarebbero molte altre e ci sarà tempo nella campagna referendaria per discuterle in dettaglio.

Per ora rimane l’amaro di uno sfregio alla Costituzione per le modalità di approvazione di una riforma costituzionale destinata a dividere anziché a unire.

Roberta Calvano da

30 Ottobre 2025

(la Prof.ssa Roberta Calvano è Ordinaria di Diritto Costituzionale)