“Scaramucce”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

“Scaramucce”

“Scaramucce”. È il termine usato dal vicepresidente del consiglio italiano, nonché ministro degli esteri, nonché autorevole esponente della “inteligentia” attualmente al potere, per definire un bombardamento fatto in spregio degli accordi sulla tregua e che ha causato la “risibile” cifra di una sessantina di morti, molti dei quali bambini. E lo ha fatto ripetendo il vocabolo usato da Vance, vicepresidente degli Stati Uniti al quale lo accomunano tantissime cose inclusa, a questo punto, la densità e la popolazione neuronale. Perché definire “scaramucce” un atto unilaterale di guerra, una deliberata azione di assassinio di massa, di strage, da parte di chi ha firmato accordi da loro stessi strombazzati come “pace”, autorizzerà definire “petardo” la bomba atomica.
Ma ciò che aggiunge indignazione, a parte il dimostrato cinismo, è la presenza nel governo di un Paese che fa parte del G7, di un replicante. Di uno che non riesce neppure ad avere un’idea sua delle cose, ma neanche individuare il vocabolo più giusto da usare, senza cadere in un ridicolo ormai permanente. In Italia ci sono almeno tre milioni di persone che farebbero il ministro degli esteri meglio di lui (da quando c’è lui la carica non merita il maiuscolo).
Dopo le ovvietà alla Catalano, entrate nel linguaggio degli italiani (le cose ovvie si fanno anticipare da un “come direbbe Catalano”), è il suo turno. Per le minchiate ovviamente. Non è affatto detto che non avverrà e che non si ascolterà, durante una conversazione, qualcuno dire: “e chi lo ha detto, Tajani”?
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Giancarlo Selmi