DI MARIO PIAZZA

Querele temerarie
L’accanimento giudiziario dei più spregiudicati esponenti del governo contro Sigfrido Ranucci ha reso popolare un’allocuzione finora ignota alla maggioranza dei cittadini.
Lasciando ai tecnici le definizioni giuridiche vorrei porre l’accento su quanto sia ignobile l’uso strumentale della Giustizia, un servizio teoricamente a disposizione di ogni cittadino al pari della Sanità e dell’Istruzione ma che per essere utilizzato richiede una discreta capienza economica. Fare un uso temerario del sistema giudiziario non è eticamente diverso dal pagare un medico perchè prescriva una terapia dannosa o un insegnante perchè insegni cose false.
Non basta
Per segnalare alla magistratura un reato di cui ci si ritiene vittime occorre spendere qualche migliaio di Euro, molti di più per difendersi se si viene accusati. Se le accuse vengono organizzate per colpire tutte insieme un’unica persona con qualche decina di procedimenti legali il malcapitato, fosse pure un giornalista di successo come Ranucci, si ritroverà economicamente sotto pressione in attesa di futuri e purtroppo modesti risarcimenti che comunque i ricchi querelanti non avrebbero alcuna difficoltà a pagare.
E’ esattamente ciò che è accaduto e ancora una volta la sinistra ci va troppo leggera. Parlare solo di un attacco alla libertà di stampa è riduttivo, si tratta di una vigliacca strategia intimidatoria di stampo mafioso non molto diversa, almeno nelle intenzioni, da quel chilo di tritolo fatto esplodere davanti al cancello di Sigfrido.
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Mario Piazza