Non chiamatele gaffe

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Non chiamatele gaffe

Le parole di Paolo Mieli non sono scivoloni

Rivelano il ventre molle del giornalismo italo-sionista. Il lavoro più sporco lo fanno i Sechi, i Ferrara, i Sallusti, i Porro, gli urlatori. Mieli e Molinari, invece, sono gli addetti alla manutenzione del suprematismo che si traveste da cultura, la propaganda che indossa la toga della competenza.
Paolo Mieli, ai microfoni di Radio 24, parlando di Souzan Fatayer, palestinese da quarant’anni a Napoli, candidata alle Regionali in Campania con Avs, l’ha definita – testuale – “la palestinese napulitana… una signora in leggerissimo sovrappeso”.
E poi, come se non bastasse, quando qualcuno gli ha fatto notare l’oscenità appena sputata, ha aggiunto: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia… non lo dico come giudizio estetico”.

Non si tratta di una gaffe. Non si tratta di una “battuta infelice”

È un riflesso coloniale. Il ghigno di chi pensa di poter ridurre una donna palestinese a un corpo da sbeffeggiare. È roba che viene da lontano.
Souzan Fatayer è una donna che porta addosso quarant’anni di esilio, di dignità, di lotta, di vita vera. Fatayer nasce a Nablus, in Palestina. Arriva in Italia nel 1984. Vive a Napoli da quarant’anni. È economista, docente, traduttrice, mediatrice culturale.
Parla arabo, italiano, inglese. Traduce mondi, non solo parole. Da sempre impegnata per i diritti umani e la libertà del popolo palestinese. Ha lavorato tra università, associazioni, ospedali, scuole.
È voce autonoma, laica, femminista, anticoloniale. Souzan Fatayer: una donna, due patrie, la stessa lotta.
Quella di Mieli non è una gaffe, è un messaggio. Un modo di ribadire chi può parlare e chi no.
Serve a ricordarci chi detta le regole del discorso, chi concede la parola e chi la toglie. Si sentono onnipotenti, intoccabili.
Parlano come se le vite degli altri fossero materiale per le loro battute.
Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia.
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Alfredo Facchini