Governo Meloni: la manovra senza soldi

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Governo Meloni: la manovra senza soldi

Giorgia Meloni è una conservatrice classista, specchio perfetto delle regressione sociale che colpisce in modo straordinario l’Italia. Mai visto il paese in condizioni tanto drammatiche come quelle di oggi.
La risposta istituzionale allo sfacelo totale è la valanga di bugie propinate via Tv a cui gli italiani non possono proprio fare a meno che poi si sentono male. Al netto delle lacrime da varani che provocherebbe concretare una visione progressista della società, la manovra del governo Meloni esprime in pieno limiti ideologici i cui danni cadranno su governi e cittadini futuri..

Parliamo per esempio del taglio al cuneo fiscale su cui la Meloni si fa bella

Nella scorsa manovra il taglio era finanziato in deficit (cioè senza disponibilità reale, che significa aumentare spese future al netto di una crescita economica e un gettito fiscale asfittici). Quest’anno il finanziamento in deficit non è possibile per regole europee a cui l’Italia non può sottrarsi. Il governo Meloni dovrà quindi impegnarsi a reperire coperture per il provvedimento (che vuole addirittura rendere strutturale), senza gravare sulla crescita.

Cosa si nasconde dietro questa mossa illogica?

L’idea semplice che gli italiani, se vorranno una pensione adeguata al costo della vita futura, dovranno ricorrere in massa a pensioni integrative e assicurazioni sanitarie su cui istituti di credito e banche lucreranno senza freni. Secondo le stime delle simulazioni ISTAT, a livello strutturale (quindi tagliando altre spese casomai non fosse chiaro) il taglio avrebbe impatti negativi sul welfare. ovvero: una fascia di cittadini vede aumenti in busta paga ma nessuna rivoluzione salariale che invece sarebbe necessaria. Questo aumento poi sarà pagato proprio dagli stessi cittadini o i loro figli; se si rendessero strutturali misure come il taglio contributivo “verrebbe meno l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”.

Tradotto: pensioni a rischio oppure brutalmente tagliate.

Quando lo Stato riduce il cuneo fiscale attraverso la leva contributiva, diminuiscono i versamenti dei lavoratori agli enti previdenziali come INPS e INAIL.
Questo comporta una riduzione delle entrate per questi enti, che devono comunque garantire le prestazioni previdenziali. Per compensare la perdita, lo Stato deve trasferire risorse a questi enti.
In un paese ad alto tasso di evasione e crescita economica dello zero, qualcosa, comparto industriale bloccato, ne deriva uno squilibrio tra quanto un lavoratore versa durante la carriera e quanto riceverà in pensione. Ergo: “volete vivere dignitosamente? Pagate la pensione integrativa.” Volete curarvi? “Pagate l’assicurazione sanitaria come nel paese di Trump che Meloni indica quale pilastro della giustizia occidentale.”

I salari reali (cioè quelli misurati in base all’inflazione)sono calati in questi anni

Il loro tracollo esprime una dinamica cristallizzata. Da 30 anni a questa parte, rispetto agli altri paesi, gli stipendi degli italiani crescono pochissimo, al netto dell’inflazione. Si tratta di un problema che il governo Meloni sembra voler gestire con strumenti che pagheranno ancora i cittadini e non banche, istituti di credito e colossi dell’energia a cui è concesso decidere se versare allo Stato pur avendo accumulato extraprofitti miliardari. Ciò senza considerare i regimi fiscali particolarmente amichevoli destinati ai colossi del web.
Con manovre come il taglio del cuneo fiscale, il governo punta ad aumentare gli stipendi netti ma non aumenta quelli lordi che sarebbe invece la ricetta corretta in quanto agirebbe su tutte le fasce di popolazione e non solo i privilegiati. Uno strumento per farlo sarebbe il salario minimo ma la Meloni dovrebbe deludere le imprese.
Il salario minimo porrebbe un limite agli stipendi bassi, su cui le imprese fanno profitto invece di investire in innovazione e formazione del capitale umano. Il punto, ancora una volta, è creare attraverso regole e investimenti un sistema economico in cui i profitti delle aziende sono legati all’efficienza produttiva.
Ma il governo Meloni se ne frega oppure non è capace oppure è composto da una manica di codardi inadeguati a gestire il momento storico.
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Gioacchino Musumeci