Gaza: No alla scarcerazione di Marwan Barghouti

DI MICHELE PIRAS

 

Gaza: No alla scarcerazione di Marwan Barghouti

L’hanno assalito otto agenti penitenziari, pestato a sangue fino a farlo svenire, gli hanno rotto cinque costole.
Ciò che è accaduto a Marwan Barghouti, durante un trasferimento nelle carceri israeliane, lo riferisce il figlio e diversi altri testimoni liberati dopo la tregua firmata in Egitto.
È accaduto esattamente un mese dopo la pubblica umiliazione subita dal Ministro Ben Gvir, circa un mese fa, anche se lo veniamo a sapere solo oggi.
E ciò che è accaduto a un uomo ormai anziano e provato, detenuto senza prove da 23 anni, trattenuto proprio perché ritenuto tra i pochi, se non l’unico, ad avere la capacità di unificare il suo popolo e di iniziare a costruire uno Stato, è il paradigma del trattamento che Israele riserva da ottant’anni ai palestinesi.
Umiliazioni quotidiane, apartheid, insediamenti, trattamenti disumani, privazione della libertà, massacri e ossa spezzate, a decine di migliaia.
Non ci sarà pace vera finché non verranno sciolti i nodi di una questione politica, umanitaria, che allude innanzitutto ai diritti umani in senso pieno.
La tregua non può essere una festa, se non sarà l’inizio di un percorso che porti al riconoscimento di uno Stato indipendente di Palestina, se non si intravvedrà, per tutti i popoli che vivono tra il fiume e il mare, un percorso di convivenza pacifica, senza distinzione etnica e religiosa.
E qui che manca l’Onu e manca l’Europa, come il sole e l’aria.
E nossignora, il nostro ruolo non può essere quello dei cortigiani, che qualcuno si offenda o meno.
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Michele Piras