DI ALFREDO FACCHINI

La “Seconda Ondata”: Medici in rotta verso Gaza

Torno a scrivere perché di questa missione si parla troppo poco.
Nove imbarcazioni stanno avanzando nel Mediterraneo. Portano medicine, bisturi, garze e morfina. Portano medici, infermieri, operatori sanitari. Novanta in tutto, di cui sei italiani. Li chiamano “la seconda ondata” della Freedom Flotilla Coalition.
La loro rotta è Gaza
La città imprigionata, dove si muore anche per una ferita curabile, per una febbre non trattata. Con loro naviga anche Thousand Madleens, rete internazionale di attivisti e soccorritori, unita dallo stesso principio: rompere il blocco israeliano e far arrivare aiuti sanitari a chi da mesi vive sotto le bombe e senza ospedali.
È un atto di disobbedienza umanitaria
Un’azione coperta dalla Convenzione di Ginevra, che protegge i sanitari impegnati nell’assistenza ai civili in guerra. Arrestarli significherebbe calpestare apertamente il diritto internazionale. Ma chi può ancora fingere stupore? Quante volte abbiamo visto il governo terrorista israeliano violare le leggi del mondo, certo dell’impunità garantita da Washington e dal silenzio europeo?
Visto come è stata trattata la Global Sumud Flotilla, è difficile immaginare che la nuova missione avrà un destino diverso.
“Se Israele arresterà professionisti della sanità protetti dalle convenzioni internazionali, i governi dei loro Paesi non potranno non intervenire con maggiore forza rispetto a quanto fatto con la Sumud”, auspica Michele Borgia, portavoce italiano della Freedom Flotilla. Le nuove barche, capitanate dalla nave ammiraglia Conscience, trasportano un carico doppio: medicine e dignità. E ricordano a chi guarda che il mare può ancora essere un luogo di resistenza, non solo di naufragi.
Un ospedale che galleggia
“Questo è un ospedale che galleggia – racconta Vincenzo Fullone, portavoce italiano dell’ammiraglia -. Trasportiamo materiali sanitari e farmaci da banco che non entrano a Gaza. I dottori a bordo lavorano giorno e notte per catalogarli in base all’uso. Stanno andando a dare il cambio ai colleghi di lì, che fanno turni infiniti negli ospedali o vengono uccisi. Molti sono palestinesi e rischiano il doppio rispetto a noi. E i giornalisti vanno a sostituire i reporter eliminati in questi due anni, perché non si spenga la luce su ciò che sta accadendo.”
La Flotilla non è una sigla
E’ una coscienza. Oggi, se resta un barlume di umanità, è in quei pacchi di antibiotici caricati a mano, in quei medici, in quelle barche che sfidano cannoni e leggi ingiuste.
Ora puntiamo tutti gli occhi sulla Freedom Flotilla. Tutte le voci con loro.
Perché la vera frontiera non è il mare di Gaza: è la nostra coscienza.
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Alfredo Facchini