DI MARIO PIAZZA

Luci a San Siro

Neppure il terapeutico trascorrere del tempo è riuscito ad addolcire il mio rapporto con Milano, la città dove sono nato e cresciuto e che ho abbandonato alla prima occasione.
La nebbia, le fabbriche, i Navigli, il bar Magenta, Brera e il Giamaica, la Cattolica e la Statale, il parco Lambro e Re Nudo, i frullati di Viel e i panini coi crauti della Crota… Il cuore si intenerisce e un attimo dopo si indurisce di nuovo pensando a San Babila e a Corso Monforte, ai fenicotteri di palazzo Invernizzi, alle Porsche parcheggiate davanti alle bische clandestine, all’esercito di morti di fame che si dannavano l’anima per sembrare ricchi cercando un pertugio per intrufolarsi nella Milano da bere.
In mezzo secolo la città è completamente cambiata rimanendo identica.
Lo stesso albero della cuccagna per politici e palazzinari di lusso, la stessa zona franca per delinquenti comuni, gli stessi cog*ioni che vanno a fare beneficienza in Lamborghini ma per fortuna anche lo stesso cuore pulsante sotto tonnellate di porcherie.
Me lo hanno mostrato ieri quelle decine di migliaia di persone scese in piazza per salvare il Leoncavallo.
Grazie.
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Mario Piazza