Marcinelle, quando i migranti eravamo noi italiani

DI FABIO SALAMIDA

 

Quei 136 italiani emigrarono per andare in un Paese che offriva più opportunità, esattamente come i migranti che oggi vivono e lavorano in Italia

L’8 agosto del 1956, 69 anni fa, 136 minatori italiani persero la vita in modo orribile nell’incendio della miniera di carbone del Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio.

Quando i migranti che “puzzavano” eravamo noi

Erano 136 migranti che avevano lasciato la loro terra per andare a vivere e lavorare in un Paese che offriva più opportunità, esattamente come i 5 milioni di migranti che oggi vivono e lavorano regolarmente in Italia e come quelli che ogni giorno arrivano nel nostro Paese perché dove nascono sono condannati a morte o a una vita di stenti.

E no, non è vero che gli italiani che emigravano erano benvoluti e accolti con entusiasmo nei Paesi dove arrivavano: c’era chi li discriminava, esattamente come oggi c’è chi discrimina i migranti che arrivano da noi e non tutti partivano con un contratto di lavoro già in tasca. Nei Paesi del nord Europa c’era chi affermava che gli italiani “puzzavano”, negli Stati Uniti c’erano locali in cui gli italiani non erano graditi.

E no, non è vero che gli italiani che emigravano erano tutte brave persone e grandi lavoratori come i minatori di Marcinelle. Abbiamo “esportato” anche tanti criminali. Abbiamo esportato la mafia.

I minatori di Marcinelle, che erano parte di un accordo tra il nostro governo di allora e quello del Belgio in cui si scambiava manodopera con carbone, lavoravano in condizioni molto simili a quelle a cui oggi sono costretti ogni giorno migliaia di africani che in Italia raccolgono la frutta e la verdura sui nostri campi: quella frutta e quella verdura che troviamo al banco del supermercato.

Cosa ci insegna Marcinelle

La tragedia di Marcinelle ci deve ricordare che anche noi siamo stati migranti. E lo siamo ancora, malgrado le centinaia di migliaia di nostri connazionali che oggi emigrano per andare a lavorare in Paesi dove gli stipendi sono più alti e la qualità della vita è migliore non finiscono sotto le miniere. La tragedia di Marcinelle ci deve anche ricordare che accogliere i migranti e aiutarli a integrarsi non è un atto di carità o uno spreco di risorse come aprire due canili in Albania o buttare miliardi su un ponte inutile che probabilmente non si farà mai. È investire sull’Italia di domani.

Chi oggi discrimina i migranti, chi parla di loro solo quando sono coinvolti in fatti di cronaca dimenticando che rappresentano il 9% del nostro Pil e che senza di loro la nostra economia franerebbe miseramente, offende anche la memoria dei morti di Marcinelle.

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