DI CLAUDIA SABA

Ancora violenza e morte su donne abbandonate dallo stato
Hayat Fatimi, proveniente dal Marocco, era cuoca in un ristorante a pochi passi dalla casa in cui viveva nel centro storico di Foggia.
Aveva presentato denuncia contro l’ex, un connazionale di 47 anni ed era seguita da un centro antiviolenza “protetta” dal Codice Rosso.
A suo carico era già stato emesso un provvedimento di arresto, mai eseguito perché irreperibile. Le operatrici del Centro avevano comunicato più volte alla Questura il rischio altissimo per
Fatimi di essere uccisa dall’ex su cui pendeva già un divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, ma a quanto pare non è servito a nulla.
Fatimi, appena uscita di casa si è accorta di essere seguita da lui ed ha subito chiamato la polizia.
Ma non è riuscita a salvarsi. Lui l’ha prima accoltellata e poi e’ riuscito a scappare.
La violenza sulle donne dilaga senza che lo Stato riesca a trovare una strada per fermare questa piaga
E la cosa più grave in quasi tutti i femminicidi è sapere che anche chiedere aiuto allo stato non serve a molto.
Una donna per salvarsi, deve fuggire ed affrontare come può il suo carnefice che troppo spesso vince.
Lo Stato fallisce ogni volta che una donna muore per la sua incuria.
Non dovrebbe accadere, ma senza un intervento risolutivo questa piaga non si fermerà.
Intanto, sulla strada, restano vive le macchie di sangue di Fatimi.
Claudia Saba