Lui è Nicola Gratteri. È uno dei magistrati più esposti nella lotta alle mafie

DI PIERO GURRIERI

 

Lui è Nicola Gratteri. È uno dei magistrati più esposti nella lotta alle mafie

Un uomo che ha vissuto per decenni sotto scorta, che ha sfidato ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra nei territori più difficili del Paese.
Un uomo che mafiosi e criminali sognano morto. Ma che ne se fotte, come tutti i coraggiosi. Continua a parlare, anche nelle scuole. A educare, a spiegare la mafia, come funziona, come si infiltra, come si combatte. Un uomo libero, che non piega la schiena davanti a nessuno.

E quindi scomodo

E poi c’è anche chi, da un palco di partito, con tono da potente, quasi da inquisitore, lo accusa, lo attacca, arrivando quasi a minacciarlo di conseguenze disciplinari.
Il suo nome è Sisto, è il viceministro della giustizia, il vice di Carlo Nordio. Perché? Perché Gratteri ha deciso di condurre un programma televisivo su La7 per spiegare cosa sono le mafie, come si sono trasformate, cosa accade nel nostro Paese mentre la politica parla d’altro.

Lo accusa perché è un magistrato

Perché ha voce. Perché non sta zitto. Perché dice ciò che pensa, anche se non conviene a chi, proprio in questi mesi, è impegnato a stravolgere l’assetto costituzionale della giustizia italiana, separando le carriere e smantellando l’indipendenza della magistratura. Lo accusa perché è una presenza ingombrante per chi vorrebbe ridurre i magistrati a burocrati obbedienti, forse anche controllabili.

Gratteri ha risposto con la schiena dritta, come sempre

«Se Sisto pensa che io abbia violato qualcosa, apra pure un procedimento disciplinare. C’è l’ufficio ispettivo del Ministero. Lo usi. O, meglio ancora, cambi la legge e vieti ai magistrati di parlare in tv, se ha il coraggio».

Lui è Nicola Gratteri, un magistrato, un servitore dello Stato

In un Paese dove chi combatte la mafia viene messo in discussione, mentre chi la mafia l’ha favorita o ignorata viene promosso, candidato, applaudito.
Noi da che parte stiamo?
Io non ho dubbi.