DI PIERO ORTECA
Da REMOCONTRO –
Un’Europa quasi servile, ha accontentato finora Trump su tutta la linea, per l’impegno finanziario a sostenere la politica di riarmo. Sulla carta. Perché poi ogni Paese vive congiunture economiche non certo brillanti. Situazioni di vera e propria fragilità sociale, che potrebbero accentuarsi con una brusca sterzata della spesa pubblica verso il settore militare.
Riarmo europeo, o tagli sociali o tasse
La coperta è corta e i soldi sottratti all’impiego primario, da qualche parte dovranno arrivare. In una fase di crescita stagnante, parliamo di tagli o di tasse, non si scappa. O di entrambe le cose. Sono essenzialmente due le nazioni europee di grosso calibro, che spiccano per la loro strenua determinazione ad allargare i cordoni della borsa, «tutto e subito», al supermarket delle armi: Regno Unito e Germania. E questo sebbene ognuna di loro abbia evidenti ‘criticità’ domestiche, caratterizzate in alcuni casi da infrastrutture obsolete e da servizi sociali insufficienti. Certo, parliamo di casi diversi, perché i margini di possibile indebitamento tedeschi (di questo si tratta) sono decisamente più larghi di quelli britannici. Ma il problema resta. E avanza. Dato che poi tocca a qualcuno il supplizio di dover far quadrare i conti e di rischiare la carriera politica.
Gran Bretagna d’attacco
Occupiamoci dell’Inghilterra, dove le preoccupazioni derivanti dalle finanze pubbliche fanno piangere i ministri in mondovisione, lanciando ombre sinistre sulla tenuta dei titoli del Tesoro (e della sterlina). Il Primo ministro laburista, Sir Keir Starmer, al recente vertice Nato, si è vantato del fatto che il suo Paese avrebbe portato l’esborso per la difesa a un impegnativo 4,1 per cento già nel 2027. E questo in ossequio alla nuova Strategic Defense Review (SDR) elaborata di recente e, perché no?, anche per fare il bravo con Zio Donald, che è così carino con i nipotini britannici. Specie quando si parla di dazi doganali. Secondo il piano SDR 2025, la Gran Bretagna costruirà circa una dozzina di nuovi sottomarini d’attacco e avvierà un massiccio programma di riarmo. Il Governo laburista acquisirà missili a lungo raggio, difese informatiche e spenderà 1,5 miliardi di sterline per almeno sei nuove fabbriche di munizioni. Vi risparmiamo tutto il resto dell’assortimento, calendarizzato da un infoiato Keir Starmer, passato disinvoltamente dall’eredità di Tony Blair al mito del Duca di Wellington.
Riarmo a spese degli invalidi
Dunque, mettendo nel mazzo tutte queste nuove carte, il bilancio dello Stato britannico è andato a ramengo et, voilà, Sir Keir, per metterci una pezza ha tagliato… i sussidi agli invalidi. È stata una mossa più mortale della battaglia della Somme. A Westminster è successo il finimondo. Mentre la Cancelliera dello Scacchiere (Ministra del Tesoro) Rachel Reeves, disperata, in gramaglie, faceva crollare i mercati dicendo che «bisogna assolutamente trovare 5 miliardi di sterline subito», i peones laburisti si sono ribellati, trasformando l’austero Parlamento britannico in una qualsiasi ‘Cortes’ sudamericana. Così, alla fine, la ‘riforma’ dei servizi sociali è passata con un caotico compromesso, che rimanda di fatto un problema (gli invalidi), ma ne fa intravedere all’orizzonte altri cento, riguardanti tutte le categorie sociali più deboli. Le quali, ormai è chiaro, rischiano di essere inguaiate da un guerrafondaio travestito da laburista. Ha scritto (durissimo) il progressista Guardian: «Pensavano erroneamente che le persone disabili sarebbero state di nuovo un bersaglio facile, ma questa volta hanno completamente sbagliato i calcoli riguardo alla radicata adesione dei membri del Partito laburista al principio e alla tradizione di difendere i più poveri della nostra società».
La ritirata di Starmer
Di fronte alla mala parata (e alle promesse sulle spese militari fatte a Zio Donald), Starmer ha rimesso la sciabola nel fodero e ha fatto una ritirata strategica. Dopo avere gettato a mare gli invalidi, ha cercato di ripescarli di corsa, scaricando tutta la rogna di dover trovare una soluzione contabile sulle spalle di una sconcertata Reeves. «Martedì – scrive il Financial Times – Starmer aveva smantellato il suo controverso disegno di legge sul welfare, respingendo una rivolta laburista su vasta scala in scene caotiche alla Camera dei Comuni, e lasciando un buco di diversi miliardi di sterline nelle finanze pubbliche del Regno Unito. Reeves era stato uno dei ministri che avevano esortato i ribelli a sostenere la legge». Alla fine, si è deciso di non decidere. Cioè, è passata una riforma, molto annacquata, che scontenta tutti. Si prevede – dice la BBC- che la spesa del Tesoro per le prestazioni sociali destinate ai lavoratori aumenterà di 27 miliardi di sterline, raggiungendo i 75,7 miliardi di sterline entro il 2030. Il governo del Regno Unito afferma che questa cifra non è sostenibile».
«Si prevedeva – aggiunge la Tv britannica – che le riforme iniziali del welfare avrebbero portato a un risparmio di 5 miliardi di sterline all’anno, entro la fine del decennio. Si prevede invece che le concessioni dell’ultimo minuto abbiano ridotto significativamente i risparmi e potrebbero aver comportato costi aggiuntivi».
Buchi di bilancio e carri armati
Quindi, per ora restano i buchi di bilancio. E i carri armati, che tanto piacciono a Zio Donald. Ma così facendo, Starmer rischia, politicamente, di mettersi un nodo scorsoio al collo, e di favorire l’ascesa dei populisti di ‘Reform UK’, guidati da Nigel Farage. Ieri, intervistato da ‘Channel 4 News’, Starmer ha scansato la domanda sull’aumento delle tasse, anche se poi l’ha implicitamente ammesso, dicendo che «per l’autunno non esclude niente». E ti credo. Il (mal)trattamento riservato ai poveri invalidi, è stato solo la punta dell’iceberg che i cittadini inglesi cominciano a vedere lungo la strada lastricata di sogni imperiali di Sir Keir. Nel calderone londinese bollono tante altre rogne, tali da farlo diventare una pentola a pressione. A cominciare dalla riforma sanitaria, che dovrebbe ‘spalmare’ su 10 anni la riorganizzazione territoriale. Ovverossia, i tagli. Si punta sulla medicina di base, cioè gli ambulatori. E gli ospedali? Chiudono e vengono accorpati, in modo da salvare i bilanci di Sua maestà e le desolate scogliere della Nirthumbria, da possibili invasioni dei ‘marines’ di Putin.
“In cotanto manicomio politico, in cui si è trasformata l’austera Albione, spiccano però sempre più numerose le voci critiche di chi non vuole barattare il benessere di molti (il popolo) per l’ingordigia di pochi (il complesso militare-industriale).”
Il Guardian licenzia Starmer
Ecco l’opinione del Guardian: «Molti di coloro che si sono fatti trascinare dalla lobby elettorale per sostenere il disegno di legge lo hanno fatto pieni di risentimento, consapevoli di poter affrontare un’opposizione di vasta portata nei loro collegi, che potrebbe costare loro il seggio. Con la sua autorità compromessa da scarso giudizio, assenza di leadership e una totale incapacità di comprendere lo scopo del partito laburista – prosegue il giornale – Starmer continuerà a procedere indebolito e senza una direzione, convincendosi che sedersi accanto a Trump e partecipare alle riunioni della Nato e del G7 significhi avere un ruolo storico da svolgere».
“Intanto, il Financial Times ha fatto notare che dopo la giravolta di Starmer sui sussidi di invalidità, che era stata penalizzata dai mercati, ieri i titoli di Stato si sono un po’ ripresi. Scampato il pericolo di un ribaltone parlamentare, infatti, il Premier e la Reeves hanno ricominciato a parlare di nuove tasse. E, probabilmente, pensano anche a nuovi tagli. L’amicizia (interessata) con Zio Donald rischia di costargli cara.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
4 Luglio 2025