DI ALFREDO FACCHINI
Benvenuti al “Dipendence Day”
Eccoli qua, in posa plastificata davanti alla bandiera a stelle e strisce, come comparse di House of Cards, ma senza la trama. Né intrigo, né sceneggiatura: solo propaganda.
Una parata più americana del 4 luglio stesso, completa di tappeto rosso, sorrisi stiracchiati e tacchino del Ringraziamento con tanto di cravatta rossa. Manca solo la torta di mele.
Un quadretto perfetto per chi, da rappresentanti di un governo “sovranista”, non perde mai l’occasione di festeggiare la libertà… altrui. Soprattutto se arriva dalla patria di Trump, il vero datore di lavoro spirituale di questa grottesca compagnia.
Per loro non ci sono dubbi:
la Costituzione americana conta più di quella italiana. L’articolo 1? Roba vecchia. Meglio il Secondo Emendamento.
La dipendenza italiana dagli Stati Uniti è una storia lunga, radicata, scolpita nel cemento armato delle basi NATO.
L’inizio. L’armistizio di Cassibile
Frazione di Siracusa, firmato il 3 settembre 1943 segna uno spartiacque brutale nella Storia d’Italia. È l’atto con cui il Regno d’Italia si arrende agli Alleati, ma è anche il momento in cui comincia la subordinazione geopolitica dell’Italia agli Stati Uniti. Un documento scritto dagli americani, accettato e senza negoziazione. L’Italia non è più soggetto della propria storia: è terreno di conquista, spazio da amministrare, problema da gestire. Subito dopo l’armistizio, gli Stati Uniti assumono un controllo diretto su alcune aree dell’Italia liberata attraverso l’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories), un vero e proprio governo militare angloamericano. In Sicilia, Calabria, poi a Napoli e altrove. L’AMGOT prende in mano la gestione civile: dalle comunicazioni alla distribuzione del cibo, dalla moneta all’ordine pubblico.
L’Italia non è trattata da alleata
È un territorio da occupare e riorganizzare secondo gli interessi degli Stati Uniti e del Regno Unito. È qui, in questo snodo, che affonda le radici la dipendenza italiana dagli USA. Perché non è solo una sconfitta militare: è l’inizio di una subordinazione politica, culturale, strategica. Permanente.
Con l’armistizio, l’Italia si spacca
Al sud, l’Italia alleata degli angloamericani, con il Regno in fuga e l’AMGOT a comandare.
Al centro-nord, c’è la Repubblica Sociale Italiana, fantoccio tedesco nato dal ritorno di Mussolini con i carri armati della Wehrmacht. Ovunque, la Resistenza, che combatte una guerra sporca e irregolare contro l’occupazione tedesca, ma anche per rifondare l’Italia.
La classe dirigente postfascista
Monarchica, moderata, cattolica – capisce subito che la sopravvivenza politica passa per la fedeltà a Washington. Nasce così un vincolo che non verrà mai sciolto.
L’armistizio di Cassibile non salva l’Italia. Le evita il destino della Germania, ma al prezzo della sovranità. E quel prezzo lo si continua a pagare. È il primo atto del “secolo americano” in Italia.
Un secolo in cui la libertà, anche quando esiste, è sorvegliata.
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Alfredo Facchini