“Essere spiati non è un problema tecnico. È una violazione dei diritti umani”

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Sandro Ruotolo dalla sua pagina FACEBOOK –

“Essere spiati non è un problema tecnico. È una violazione dei diritti umani.”

Questa mattina, al Parlamento Europeo, due ore di dibattito sul Media Freedom Act alla Summer School organizzata dalla delegazione del Partito Democratico a Bruxelles. Più di quaranta ragazzi provenienti da tutta Italia hanno preso parte all’incontro su:

“Tutta un’altra Europa che garantisca la libertà di stampa”.

Non costruiremo un’Europa diversa senza un’informazione diversa perché serve un giornalismo autonomo, coraggioso, indipendente dal potere, dal denaro e dalla paura.
E invece oggi, anche in Europa, la libertà di stampa è sotto attacco. Non solo in Ungheria o in Polonia, ma anche in Italia, Francia, Spagna, Slovacchia. A chi fa inchieste, a chi denuncia corruzione o abusi, spesso viene riservata una risposta: la querela temeraria, le famigerate SLAPP, che servono solo a intimidire e zittire. L’Italia è il primo Paese in Europa per numero di SLAPP.
Contro questa deriva, l’Unione Europea ha varato due strumenti decisivi: la Direttiva Anti-SLAPP e il Media Freedom Act, che entrerà in vigore l’8 agosto 2025.

Tre i suoi cardini:

1- Vietato lo spyware contro i giornalisti (salvo eccezioni gravi e con autorizzazione giudiziaria)
2- Indipendenza dei servizi pubblici radiotelevisivi
3- Tutela dell’autonomia editoriale da interferenze interne o esterne

Ma oggi ho raccontato anche un caso concreto, che ci riguarda da vicino:

il caso Paragon–Graphite, con cui due giornalisti italiani, Cancellato e Pellegrino di Fanpage.it, sono stati sorvegliati con spyware militare. Insieme a loro, anche Eva Vlaardingerbroek e Roberto D’Agostino. Non è un caso isolato: 17 Paesi europei coinvolti, 61 utenze infettate, 7 in Italia. E nessuno sa ancora chi ha spiato e con quali mezzi.
Né il governo italiano ha ancora fornito risposte chiare. E mentre si tace, la RAI viene lottizzata, politicizzata, commissariata nei contenuti, in violazione del Media Freedom Act.
11 organizzazioni della società civile europea – tra cui Access Now, Amnesty International, Articolo 19 e la Federazione europea dei giornalisti – hanno scritto una lettera aperta alla Commissione Europea chiedendo regole chiare, tutele per le vittime e l’attuazione urgente delle raccomandazioni PEGA.

Paesi come Italia, Spagna e Cipro sono diventati veri hub dello spyware. Serve un argine europeo

Noi, come Partito Democratico, abbiamo portato il caso Paragon-Graphite in Europa. Non è solo una questione nazionale, ma un attacco europeo alla libertà d’informazione.
Quando lo Stato – o chi per esso – sa tutto di noi, siamo meno liberi. E una società in cui nessuno può parlare, indagare o dissentire, non è più una democrazia.

Ora la battaglia è:

applicare davvero il Media Freedom Act, difenderlo, farlo vivere in ogni Paese membro. Per questo serve un’alleanza democratica per l’informazione libera, come giornalisti, parlamentari, garanti, studenti, cittadini.
Cosa resta della libertà d’informazione se chi ci informa può essere sorvegliato?
La risposta, oggi, dipende anche da noi.
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27 Giugno 2025