DI GIANCARLO SELMI
Ieri Sua Servitù Meloni ha giudicato “espansiva” la spesa di 100 miliardi, euro più euro meno, in armi.
Miliardi che saremo costretti a spendere, noi notoriamente ricchi ma con le pezze al cu*o, da oggi al 2035. Armi. Con annessi e connessi, dice lei, lasciando intravedere che in quella spesa metteremo di tutto. Probabilmente anche la chiusura delle buche delle tangenziali.
Lo dice con l’aria furba di chi ha capito come fare
Normale. Ma uno con tre dita di fronte dovrebbe chiedersi: allora a che serve? Insomma è così necessario armarsi se già lei stessa sta furbescamente pensando di prenderli tutti per i fondelli? La verità è che massacreranno lo stato sociale per arricchire gli americani, prima, e poi qualche briciola alle imprese nazionali. Una transumanza di denari dai servizi, dal welfare, dai diritti costituzionali dei cittadini italiani, ai produttori di morte.
Ma lei fa il suo mestiere di venduta, di ex sovranista, di indefessa cedente di pezzi di sovranità
La migliore allieva di Draghi. Quello che fa pensare, anzi fa schifo, è vedere come i media italiani si siano organizzati per convincere i pochi lettori, i molti teleutenti sulla necessità non procrastinabile del riarmo. Un vero e proprio coro. Organizzato senza alcun ritegno, senza voci contrarie.
Oggi ho assistito a una cosa terrificante
Meglio rivoltante. Il teatrino organizzato in Tagadà, la pessima trasmissione dell’abominevole La7. Ospiti tutti convinti del riarmo. Uno in particolare. Una cosa che definire giornalista è contrario all’attività neuronale. Uno del Corriere che pontificava sul necessario riarmo, che lodava Meloni, mentre attaccava Giuseppe Conte e, cito testualmente, “quella parte del PD che si rifà alla Schlein”.
Continuava con l’invito a non isolare quello che fa ammazzare bambini in coda per il cibo
E mentre declamava la sua becera propaganda da piazzista, da venditore di pentole, qual è, uno dei conduttori, inquadrato da una regia sapiente, annuiva con la testa. Ometto il nome del tipo e degli altri, perché citarli mi causerebbe disturbi epatici, ma mi chiedo: è mai possibile che questa gentaglia, questi servi ben pagati possano calpestare in tal modo una nobile professione e fare diventare il giornalismo italiano un vero vulnus della nostra democrazia?
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Giancarlo Selmi