Il 26 giugno 1908, in una terra piagata dalle disuguaglianze, nasce Salvador Allende

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Salvador

Il 26 giugno 1908, in una terra piagata dalle disuguaglianze, nasce Salvador Allende.
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Profeta laico, tessitore di sogni collettivi, la sua elezione nel 1970 è un terremoto. Segna l’inizio di un mandato audace, una sfida aperta all’ombra dell’imperialismo. Il popolo, finalmente, varca le soglie proibite del palazzo.

Il rame, linfa vitale della nazione, torna ai cileni

L’istruzione si trasforma da privilegio a diritto universale. I lavoratori conquistano tutele e dignità.
Ma il suo sogno di un Cile più giusto e solidale si scontra con le forze oscure che tramano nell’ombra, al servizio di uno Stato canaglia: gli USA.
Temendo che quell’esempio contagioso possa incendiare l’America Latina, la CIA mette in moto il suo burattino: il generale fascista Pinochet.

Nell’alba infame dell’11 settembre 1973

I cannoni dei traditori squarciano il silenzio, i jet militari fanno il resto. La Moneda, simbolo dell’uguaglianza, si trasforma in un rogo. Allende, con il fucile in pugno, cade tra le fiamme senza arrendersi.
Le sue ultime parole, “Venceremos” — il suo grido di battaglia — diventano un testamento politico.
“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione, persino biologica”.
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Alfredo Facchini