DA REDAZIONE
Sandro Ruotolo dalla sua pagina di FACEBOOK –
Il decreto Sicurezza è legge. Ma di “sicuro” c’è solo una cosa: il dissenso viene criminalizzato
È stato approvato in via definitiva il cosiddetto decreto sicurezza. Un pacchetto di norme che introduce 14 nuovi reati, 9 aggravanti, e prevede pene da carcere perfino per chi manifesta pacificamente. Altro che sicurezza. È un salto indietro. Una recessione democratica.
Il commento di Fratelli d’Italia – “finalmente torna lo Stato forte” – non è solo preoccupante: è rivelatore. L’idea di Stato evocata non è quella di una Repubblica che ascolta, media, protegge. Ma uno Stato che reprime. Che mette a tacere. Punire la resistenza passiva. Rischiare fino a due anni di carcere per un sit-in. Trattare come reati penali ciò che era stato depenalizzato proprio per garantire il diritto alla protesta. Colpire studenti, sindacalisti, movimenti sociali. Persino le rivendicazioni ambientaliste, la cannabis light. E persino le donne incinte o con figli piccoli, obbligate al carcere negli ICAM senza più discrezionalità del giudice.
Si reprime tutto ciò che “disturba”. Si reprime, non si affronta
E non è un caso isolato. Una destra radicale, da Trump a Orban, da Milei a Meloni, attacca i diritti civili, reprime le libertà fondamentali, criminalizza ogni forma di dissenso. In Italia il rischio è concreto: ogni voce fuori dal coro rischia di essere zittita con la forza. Nel frattempo, però, nessun investimento strutturale: non un euro per la scuola, per la cultura, per i servizi sociali. Nessuna misura seria per la sicurezza vera, quella che si costruisce con l’inclusione e i diritti. Solo carcere e manganello.
Lo ripeto: la sicurezza è una cosa seria
E richiede politiche intelligenti, non propaganda. Qui invece siamo davanti a un uso strumentale del diritto penale per zittire il dissenso. Una norma anti-Gandhi, perché è l’idea stessa di disobbedienza civile nonviolenta ad essere diventata nemica.
Serve uno Stato giusto, non uno Stato forte contro i deboli
Non possiamo abituarci a questo clima. Non possiamo rimanere in silenzio mentre si restringono gli spazi di libertà. Chi ha a cuore la democrazia, la Costituzione, il diritto di parola e di protesta, deve dirlo con forza: l’opposizione al potere non è un crimine. È un diritto.
E noi non resteremo in silenzio di fronte a questo schiaffo alla democrazia.
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