DI ALFREDO FACCHINI
Il 5 maggio 1818 nasce a Treviri, in Germania, il filosofo più influente di sempre.
“I filosofi hanno solo interpretato il mondo, in vari modi. Il punto, però, è cambiarlo.”
Quelle parole, scolpite come un proclama sul marmo della storia, diventano il battito cardiaco di un’utopia concreta.
Ecco, poche persone hanno cambiato il mondo quanto lui.
I “marxisti”
Marx scrive. Le sue parole pesano come martelli. La filosofia diventa un’arma. L’inchiostro, una miccia.
Lenin lo legge. Lo brandisce. L’URSS nasce dal suo verbo. Mao lo innalza. Tinge la Cina di rosso. Da Ho Chi Minh a Castro, da Tito a Guevara: Il Capitale è la bussola per navigare l’inferno del capitalismo.
A metà del XX secolo, poco più di un terzo del mondo è governato da governi che si autodefiniscono (sinceramente o meno) “marxisti”.
Marx è ovunque
Nelle fabbriche. Nei cortei. Nelle crisi. Nei saggi. Nelle mani che resistono.
E oggi? Il capitalismo, idra dai mille volti, genera nuove diseguaglianze. E i figli del disincanto tornano a frugare nelle sue opere.
Studenti, lavoratori, esclusi: cercano parole per l’oggi. Le sue.
Marx non è morto
È un’eco che ritorna, un pensiero che si riaccende. Rimane il lettore attento delle contraddizioni.
Finché c’è qualcuno che guarda in alto e non accetta l’ordine delle cose, Karl l’Immortale continuerà a camminare, inesorabile, tra le pieghe della Storia.
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Alfredo Facchini