DI ANTONIO CIPRIANI
Da REMOCONTRO –
I giovani cantano, colorati e belli, le loro parole di lotta. Le nostre, direi. Visto che loro guardano al futuro di tutti noi. Anche di quelli che vivono l’incantesimo del conformismo senza dubbi, nel divertimento ipnotico e senza memoria. Anche di quelli a cui va molto meno di cantare, per disillusione, per età, per le tante sconfitte della vita, per la fatica di spalancare il cuore alla meraviglia.
“I giovani ballano, saltano, srotolano striscioni contro la criminalità della guerra, contro i molluschi dell’etica che la sostengono facendo affari sontuosi sul genocidio.”
Sono coraggiosi. Perché non si limitano a gigioneggiare sui social, sono tornati a fare politica nelle strade. Non temono il manganello o la retata. Le prendono, anche se sono pacifici, e tornano a protestare. A cantare e ballare per il cambiamento. A lottare per non estinguerci come umanità, a urlare forte per salvare l’ambiente in cui viviamo dalla ferocia del capitalismo. Che tutto pretende e tutto distrugge.
- Ci ricordano che se non ci si batte adesso, non ci sarà più un futuro per il quale impegnarsi. Loro lo sanno: occorre adesso essere ribelli, per non essere l’ultima generazione disposta a lottare. E lo sanno anche i perfidi del potere, arroccati sulla difesa dei privilegi per pochi a danno dei molti, della devastazione ambientale costante per fare profitto depredando il bene comune. Un arroccarsi militare violento, pieno di leggi securitarie e disumanità per difendere gli indifendibili da ogni forma di dissenso, di partecipazione civile.
- Perché una cosa ce la insegna la storia: se il dissenso viene represso e non può alimentare il terreno sano delle scelte democratiche, occorre trovare altre strade. Finché siamo in tempo. I nostri giovani vanno ascoltati e sostenuti adesso. Vanno affiancati, vanno difesi perché siamo ancora in tempo per non finire nelle fauci di un regime repressivo e ottuso che si basa su ingiustizia sociale, efferatezze belluine e affari che gonfiano le tasche di alcuni e mettono sul lastrico i cittadini. Un regime che ci porta, giorno dopo giorno, incantesimo mediatico dopo incantesimo mediatico, alla catastrofe, al punto di non ritorno.
“Per questo, anche per questo, cuori impavidi, continuiamo a vangare la terra arida della cultura e dell’abitare civilmente e poeticamente, per cambiare il mondo con chi lo vuole cambiare. Ora e sempre.”
Ps
Avevo continuato scrivendo di quanto la nostra generazione si fosse battuta e di come la sconfitta fosse arrivata, sottilmente, anche dall’interno. Da una resa culturale, da un adeguarsi ai codici del potere mettendo al servizio intelligenze, idee e creatività non per cambiare il mondo, ma per fare carriera. Poi mi sono detto: no, parliamo dei nostri giovani belli e ribelli. Dell’incantesimo del successo a tutti i costi, di questa ipnosi collettiva, ne parleremo un’altra volta.
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Articolo di Antonio Cipriani dalla redazione di
4 Maggio 2025