Inciampi italo-albanesi e tedeschi anti migranti

DA REDAZIONE

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Da REMOCONTRO –

Germania: non passa la legge sulla stretta sui migranti voluta dalla Cdu e appoggiata dall’estrema destra. Previste nuove proteste contro l’Alternative fur Deutschland anche oggi. Terzo trasferimento di migranti in Albania e terzo no dei giudici al trattenimento nel centro di Gjader, con una decisione che rinvia alla Corte di giustizia europea il compito di chiarire i dubbi se un Paese possa qualificarsi come sicuro per il rimpatrio. Colpo politico alla vigilia elettorale in Germania, e solito attacco anti magistratura da parte governativa in Italia.

La Germania dice No a troppa destra

«Friedrich Merz ha pagato l’azzardo dell’apertura all’ultradestra in Parlamento con un solenne schiaffone, a tre settimane dalle elezioni in Germania». Lo scrive la compassata ANSA, e la botta suona ancora più forte. La proposta di legge sulla stretta ai migranti, voluta dal leader e candidato cancelliere della Cdu, è stata respinta a sorpresa dal Bundestag a Berlino. Evitando un risultato temuto alla fine un po’ da tutti, forse dallo stesso promotore di un’iniziativa politica decisamente discutibile. Perché nella lettura dei più anche in Europa, l’approvazione di un testo giuridicamente vincolante grazie ai voti dell’ultradestra di Alice Weidel sarebbe stato «un danno ulteriore», dopo la prima mozione passata mercoledì, fra le grida di giubilo di Alternative fuer Deutschland di pluri sospette simpatie neo nazi. Svolta dell’ala più conservatrice democristiana tedesca bollata da molti suoi stessi esponenti come «storica caduta di un tabù rispetto al passato che grava sulla Garmania».

Bagarre in Parlamento e nella piazza

Una seduta parlamentare accesissima, in aula e fuori – tre ore di interruzione dei lavori servite ai partiti a negoziare anche dietro le quinte -, ha avuto un esito per nulla prevedibile: 338 voti a favore, 349 contrari (secondo il riconteggio del Bundestag fatto in serata) e 5 astensioni hanno rispedito nel cassetto le norme che avrebbero imposto un indurimento del regime migratorio. Le nuove norme prevedevano ad esempio il blocco dei ricongiungimenti familiari per quanti abbiano ottenuto il diritto alla protezione, ma non all’asilo; e l’ampliamento delle competenze della polizia federale. Una stretta favorita dall’indignazione per l’attacco col coltello di un afghano in preda alla follia che, in Baviera, ha ucciso un bambino di due anni e un uomo intervenuto per salvare i piccoli di un asilo nido. Di chi è la colpa, o il merito (a seconda della prospettiva) di aver fermato l’approvazione spinta dai conservatori, e appoggiata da liberali, Bsw e Afd? Oltre ai no fermissimi di Spd e Verdi, al momento del voto erano assenti dodici parlamentari dell’Unione Cdu-Csu e ben 16 liberali (due di loro hanno votato contro, 5 si sono astenuti). Fronda pilotata -lettura realistica dei fatti-, di fronte alla bufera scatenata dal primo caso di collaborazione con gli amici politici di Elon Musk al Bundestag.

Alice furiosa, e “le porte dell’inferno”

Alice Weidel, la leader AfD che già contava su una affermazione storica, reagisce con ferocie e ironia: «Una vera svolta sull’immigrazione è possibile solo con Afd. Quella che abbiamo visto oggi è l’implosione di un partito conservatore (il CDU)». «Friedrich Merz era scattato come una tigre ed è atterrato come uno scendiletto», l’aggiunta velenosa che certamente costerà molti voti dal partito dato in ogni previsione come vincente. Anche i socialdemocratici tentano di approfittare dell’errore del candidato favorito nei sondaggi: «Merz oggi ha fallito due volte. Nella sua ricerca di una strada verso Afd. E nella ricerca di una maggioranza. I cittadini devono decidere se vogliono un cancelliere del genere in tempi così difficili», il commento del capogruppo Rolf Muetzenich. Parlando al Bundestag, era stato ancora più duro: «Il peccato ormai resta, ma possiamo ancora chiudere insieme le porte dell’inferno».

Le critiche di Angela Merkel

L’ancora probabile prossimo Cancelliere Merz si è dato un tono di fronte alla stampa, con affermazioni ‘audaci’: «Mi sento rafforzato dalla compattezza dei conservatori. Mi dispiace che non sia riuscita la svolta sull’asilo, ma questo risultato fa comunque chiarezza su dove siamo noi e dove sono i socialdemocratici e i Verdi» Anche troppo, se presto dovrà trovare alleati con cui governare e non vorrà trovarsi ostaggio di una difficilmente presentabile AfD in Europa. Con appena una dozzina di assenti (su 196 deputati) l’Unione di Merz ha effettivamente tenuto: un dato importante dopo le critiche arrivate ieri da Angela Merkel, che ha pubblicamente detto quanto fosse ‘sbagliato’ aprire a una collaborazione con l’ultradestra. Ma l’ex cancelliera, a quanto pare, viene ascoltata di più proprio fra gli avversari: come dimostra il fatto che la sua biografia fosse in bella mostra, in Parlamento, fra i banchi di Olaf Scholz e Robert Habeck.

Governo Meloni, reinciampo Albania

Terzo trasferimento di migranti in Albania e terzo no dei giudici al trattenimento nel centro di Gjader, con una decisione che rinvia alla Corte di giustizia europea il compito di diradare i dubbi su come un Paese possa qualificarsi come sicuro, «quando le condizioni sostanziali per la sua designazione non sono soddisfatte per alcune categorie di persone». Di fatto, i vincoli di legge europei sono chiari, ma le ‘interpretazioni governative italiane’ speravano di averli superati. Così non è stato, e l’effetto delle decisioni della Corte di appello di Roma è stata la liberazione dei 43 richiedenti asilo (bengalesi ed egiziani), arrivati a Bari sabato sera dopo la ‘crociera beffa’ a bordo della sfortunata ‘Cassiopea’. L’opposizione: «Un altro schiaffo per il governo», che però insiste e fa trapelare «grande stupore, perché a nostro avviso non c’è la necessità di aspettare il pronunciamento della Corte di giustizia europea».

Sempre “toghe rosse” ma è “cosa Ue”

Per i 43 profughi ormai in Albania, l’udienza di convalida è avvenuta in video collegamento con i magistrati della Corte d’appello della Capitale che li ha ascoltati e in serata ha emesso i verdetti. Trasferimento bocciato. Lo spostamento della competenza dai giudici della sezione immigrazione alla Corte d’appello non ha dunque sortito gli esiti sperati dal governo. La provenienza di un richiedente asilo da un Paese sicuro è il presupposto per l’applicazione della ‘procedura accelerata di frontiera’ e, dunque, per il trasferimento in Albania. Sia Bangladesh che Egitto sono nella lista dei ‘sicuri’ inserita dal governo in un decreto a dicembre. Ma nel decreto, evidenziano i giudici, «non è stato considerato per nulla il mancato rispetto delle condizioni per determinate categorie di persone e non sono menzionate specifiche fonti di informazione sulla condizione dei paesi inseriti nella lista».

Governo e fonti ministeriali contrarie

Auto affondamento. «Dalle fonti ministeriali risulta che le condizioni di sicurezza di Bangladesh ed Egitto non sono rispettate per tutte le categorie di persone, come ad esempio per la comunità Lgbtq, le vittime di violenza di genere, incluse le mutilazioni genitali femminili, le minoranze etniche e religiose, le persone accusate di crimini di natura politica e per i condannati a morte. Visto che in materia ci sono contrasti interpretativi tra il diritto europeo e quello italiano, i magistrati hanno formulato ‘un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione europea’».

Rinvio pregiudiziale alla Corte europea

“L’organismo dovrebbe pronunciarsi il prossimo 25 febbraio. L’opposizione va all’attacco. «Chiederemo – annuncia Elly Schlein – il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione. Secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per assumere infermieri e medici nei reparti svuotati della sanità pubblica». Matteo Renzi: «L’Italia sta sprecando milioni in Albania per una scelta irragionevole, illogica, illegale di Giorgia Meloni. Immagino che la sorella d’Italia sappia che dovrà pagare di tasca propria per questo assurdo spreco di soldi pubblici». Per l’M 5S, «Errare è umano, perseverare è una prerogativa del governo Meloni».”

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Articolo della Redazione di

1 Febbraio 2025