In viaggio

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Quando non esistevano i sistemi di navigazione satellitare per viaggiare noi dinosauri usavamo le cartine stradali.
Le consultavamo per pianificare un viaggio e poi a ogni sosta le dispiegavamo sul volante dell’auto, sul serbatoio della moto, al tavolino di un autogrill. La prima cosa che facevamo senza la quale la consultazione sarebbe stata del tutto inutile era identificare sulla carta non la destinazione o l’itinerario ma il punto esatto in cui ci trovavamo. Solo dopo potevamo decidere se girare a destra o a sinistra, dove fermarci per la notte, se prendercela comoda o invece cercare di sbrigarci.
Una cosa semplice, logica e naturale che il cosiddetto “campo progressista” sembra essere incapace di fare. Sembra che tutti, da Marco Rizzo a Matteo Renzi passando per Fratoianni, Conte, Schlein e Calenda, non riescano neppure a guardare quella cartina dalla parte giusta. Sembra che tutti insieme abbiano deciso di farsi indicare la strada dal navigatore governativo rinunciando a qualsiasi scelta autonoma.
Ci vorrebbe qualche viaggiatore di vecchio stampo per proseguire il viaggio, per intenderci qualcuno come Bersani o Rosy Bindi.
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Mario Piazza